domenica 11 agosto 2013

god save the green

god save the green racconta storie di gruppi di persone che, in tutto il mondo e attraverso il verde urbano, hanno dato un nuovo senso alla parola comunità ed allo stesso tempo hanno cambiato in meglio il tessuto sociale e urbano in cui vivono, ridefinendo la propria esistenza.

dal 2007 la maggior parte delle persone che popolano il nostro mondo, per la prima volta nella storia, vive nelle periferie delle città e non più sui campi e nelle campagne. una trasformazione antropologica si sta compiendo a livello globale: l’uomo da pastore e agricoltore che era si è trasformato in cittadino. eppure nelle ferite delle metropoli, tra i grattacieli brillanti di cristallo, negli slum fatiscenti delle megalopoli, riemerge prepotente il bisogno degli uomini di immergere le mani nelle zolle di terra. quell’essere agricoltori, quel bisogno costitutivo della nostra specie, in ogni cultura, di lavorare la terra, riaffiora scardinando ritmi e obblighi del vivere urbano. la narrazione sviluppa un mosaico di storie: l’ultimo giardino in uno dei più popolati quartieri di casablaca (marocco, l'ultimo giardino); coltivazioni idroponiche gestite da un gruppo di donne a teresina (brasile, senza terra); orti comunitari a berlino (germania); coltivazioni all’interno di sacchi nella bidonville di nairobi (kenya, un sacco di terra); giardini pensili a torino e bologna (italia). l’affresco di un mondo che attraverso il verde urbano ha ridefinito la propria esistenza.

Nessun commento:

Posta un commento