sabato 28 gennaio 2012

auri ti ricordi del nostro progetto? a quando?

dichiarazione del direttore della caritas internazionale duncan maclaren di ritorno dalla corea del nord: «Kim Jong-il è semplicemente il proprietario di una nazione; il titolare indiscusso dei beni dell'intera Corea del Nord. Si tratta del Paese più isolato del mondo, è sottomesso alla dittatura della famiglia Kim e del suo entourage militare completamente indifferenti alle sofferenze della popolazione e interessati solo a mantenere il potere, anche a costo di destabilizzare la regione, come si è visto con le minacce di corsa al nucleare e i recenti attacchi alla Corea del Sud» e «oltre alla carestia dilagante, sono rimasto terrificato dalla strumentazione tecnica negli ospedali: andrebbe bene per un museo del passato e non per curare la gente oggi. Ho visto la disperazione vivente, e comprendo le ragioni che hanno spinto altre associazioni umanitarie come Medici senza Frontiere e Action contro la fame ad abbandonare questa nazione; purtroppo l’Occidente tace forse perché non sa o non vuole sapere per vergogna, ma il popolo nord coreano sta subendo un dramma umano di una gravità non classificabile. Se gli Stati Uniti disgraziatamente mettessero l’embargo anche alla Corea del Nord, succederebbe qualcosa di inimmaginabile, dalla guerra all’esodo di 23 milioni di esseri umani che ucciderebbero di conseguenza anche l’economia della Corea del Sud, paradossalmente forse è meglio che Washington appoggi il regime di Kim Jong-il»

venerdì 27 gennaio 2012

foxconn mi ricorda qualcuno elevato al cubo³..

il giovane era costretto a lavorare più di 12 ore al giorno, sei giorni su sette, e l'azienda gli forniva un umilissimo alloggio, ovvero una camera di pochi metri quadrati da condividere con la propria ragazza. ma c'è chi sta peggio, infatti, la maggior parte dei dipendenti della foxconn è costretta a condividere la propria camera, adatta massimo a tre persone, con più di 20 coinquilini. ma ciò che preoccupa di più sono le condizioni di sicurezza in cui i dipendenti sono costretti a svolgere il proprio lavoro, spesso a contatto con prodotti chimici sprovvisti delle attrezzature adatte e senza avere avuto un'adeguata formazione sul loro utilizzo. e proprio le scarse condizioni di sicurezza sono state la causa di una violenta esplosione che, nel maggio 2011, ha coinvolto l'impianto della foxconn provocando la morte di 4 dipendenti e ferendone 18. lai ha subito bruciature sul 90% della superficie corporea ed è morto due giorni dopo l'incidente. ma questo non è un episodio isolato, due anni fa 137 dipendenti di un grosso fornitore cinese di apple sono rimasti feriti dopo che era stato loro ordinato di usare una sostanza chimica velenosa per pulire gli schermi degli iphone, mentre nel 2010 diversi lavoratori della stessa foxconn si suicidarono in massa a causa dei salari da fame. "Ad Apple non è mai importato di nulla, se non di aumentare la qualità del prodotto e diminuire i costi di produzione", accusa li mingQi, ex dipendente di foxconn. la Mela, dal canto suo, si difende sottolineando di avere poca voce in capitolo riguardo al lavoro all'interno delle fabbriche dei suoi fornitori che continuano a puntare alla massimizzazione della produttività, e non vogliono in alcuna maniera rinunciare ai loro guadagni.

lunedì 16 gennaio 2012

paris

"il mondo esterno appare così morto che Amélie preferisce sognare una sua vita in attesa di avere l'età per andarsene"

martedì 10 gennaio 2012

sabato 7 gennaio 2012

ci ricorda giustamente, nel mitico punto di riferimento cinematografico waking life, r. linklater: "...se il mondo che siamo costretti ad accettare è falso e niente è vero, ogni cosa è possibile"
forse ecco perche ci si deve provare nell'affrontare l'esistenza! ma io mi chiedo, dopo il mio ultimo volo, per quanto tempo resterò tutta teoria e niente azione?
ogni qualvolta, anzi spesso, nel dubbio rispolvero questo capolavoro. necessitando forza. appreso e rammentato. e forza sia.

domenica 1 gennaio 2012

dare a cesare quello che è di cesare: martha medeiros e non pablo neruda


muore lentamente chi non scambia idee, chi non scambia parola con
nessuno, chi evita contraddizioni.
muore lentamente chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno lo stesso percorso e la stessa spesa al supermercato. chi non
cambia marca, non rischia di indossare un nuovo colore, chi non parla
con chi non conosce.
muore lentamente chi fa della televisione il suo guru e il suo partner
di ogni giorno.  molti non possono permettersi di comprare un libro o
un biglietto del cinema, ma molti possono, eppure si alienano davanti
ad un tubo catodico che porta informazione e intrattenimento, ma che
non dovrebbe, con appena 14 pollici, occupare tanto spazio in una
vita.
muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il bianco o il
nero e le situazioni precise a un turbinio di emozioni indomabili,
proprio quelle che mantengono lo scintillio negli occhi, sorrisi e
singhiozzi, cuore bloccato, sentimenti.
muore lentamente chi non rovescia il tavolo quando è infelice sul
lavoro, chi non rischia il certo per l'incerto  dopo un sogno, chi non
si permette, una volta nella vita, di evitare i buoni consigli.
muore lentamente chi non viaggia non legge, chi non ascolta musica,
chi non si diverte.
muore lentamente chi distrugge il suo amor proprio.
può essere la depressione, che è una malattia seria che richiede un
aiuto professionale. così muore ogni giorno chi non si lascia aiutare.
muore lentamente chi non lavora e chi non studia, e nella maggior
parte dei casi non lo fa per scelta, ma per destino: come un governo
silenzioso può uccidere lentamente una buona parte della popolazione.
muore lentamente chi passa i giorni lamentandosi della  mala sorte o
della pioggia incessante, rinunciando a un progetto prima di iniziare,
chi non indaga su quello che non sa e non risponde quando gli
domandate ciò che sa.  molte persone muoiono lentamente, e questa è la
morte più ingrata e traditrice, perché quando si avvicina la verità,
sono ormai incapaci di utilizzare il poco tempo rimasto. il domani
potrebbe già essere arrivato. dal momento che non possiamo evitare una
fine improvvisa, almeno cerchiamo di non morire un poco ogni giorno,
ricordando che essere vivo richiede uno sforzo ben maggiore del
semplice respirare.
martha medeiros