domenica 12 gennaio 2014

fabrizio de andré (genova, 18 febbraio 1940 – milano, 11 gennaio 1999)

..in ricordo di chi, da quando lo scoprii, mi guida e mi ha fatto comprende il "neutrale", il "normale" e l'unità di misura della vita. cercando sempre di guardare le cose da più punti di vista.
in ricordo di chi ha avuto un dono: quello di trasmettere la conoscenza più profonda delle dinamiche umane con l'emozione che solo la forma artistica per eccellenza, la musica, può dare.
in ricordo di colui che forse per primo ammise la non esistenza della visione dualistica aristotelica del bene e del male che sorregge la nostra limitata società occidentale. ne il bello ed il brutto. ne le vittorie e le sconfitte. ed essa non è esattamente l'aspirazione profonda dell'anima umana.
infine colui che non è mai stato moralista, colui che non ha mai apprezzato il perbenismo ed ha sempre cercato di descrivere, comprendendo il limite umano, la nostra esperienza su questo pianeta attraverso le debolezze degli uomini.
un grazie!
"preferisco, sono più portato ad aprire i cancelli alle tigri che non a cavalcarle. questo vuol dire, naturalmente metaforicamente, aver dato un input laddove la canzone popolare ad un determinata classe sociale a ribellarsi a determinate vessazioni ad andare in piazza a rivendicare i propri diritti. nel momento stesso in cui le tigri sono uscite dalle gabbie non mi sento adatto a cavalcarle anche perché non saprei dove condurle cosi come le ho riguardo all'obbedienza: non saprei esattamente dove potrei esser condotto"
f. de andrè

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