giovedì 4 dicembre 2014

wanderers

“Nonostante i suoi vantaggi materiali, la vita stanziale ci ha lasciato frementi, insoddisfatti. Persino dopo quattrocento generazioni in villaggi e città, non abbiamo dimenticato. La strada aperta continua a chiamarci dolcemente, come una canzone d'infanzia mezza dimenticata... Attribuiamo ai luoghi lontani un certo romanticismo. Sospetto che la loro desiderabilità sia stata meticolosamente fabbricata dalla selezione naturale come elemento essenziale per la nostra sopravvivenza. Lunghe estati, miti inverni, ricchi raccolti, abbondante cacciagione: nessuna di queste cose dura per sempre. La tua vita, o quella della tua banda, o persino quella della tua specie, può essere merito di quei pochi inquieti, attratti da una fame che a malapena sanno articolare o comprendere, verso terre non ancora scoperte e nuovi mondi... Herman Melville, in Moby Dick, parlò a nome dei vagabondi d'ogni epoca e d'ogni meridiano. Disse: ‘Sono tormentato da un eterno prurito di cose lontane. Amo veleggiare su mari proibiti’. Forse è un po' troppo presto. Forse non è ancora il momento. Ma questi mondi, che promettono opportunità ignote, ci chiamano. Orbitano silenti intorno al Sole, e attendono.”
carl sagan

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