giovedì 18 agosto 2011

exit strategy

“Povera Patria!” Sembra di sentire Franco Battiato, quando spiega perché se n’è andato dall’Italia.
Gianpaolo Grazioli, 31 anni di Torre del Greco, in provincia di Napoli, da cinque è in Nuova Zelanda. Non sopportava più di vivere in un Paese alla deriva, straziato da camorra, mafia e burocrazia. Senza via d’uscita.
“Me ne sono scappato- spiega- perché la classe dirigente che guida lo Stivale non ha progetti. Ci sono troppi incapaci e disonesti. E poi, quante carte per avviare un’impresa! Qui mi sento in paradiso, anche se mi considero un rifugiato politico, fuggito dal suo Paese per disperazione. In Nuova Zelanda ho realizzato il mio sogno, insieme con mia moglie Annarosa e mio figlio che, se Dio vorrà, nascerà ad Aprile. Non mi manca niente. Ho la mia casa, il mio lavoro e, soprattutto, Internet. Ci siamo noi. Basta con l’Italia!” Dunque, è reciso ogni link con il nostro Paese, dove vive ancora la sua famiglia d’origine che ha rispettato la sua scelta.
spiagge nuova zelanda
“Mi fa rabbia - dice ancora- sapere che per colpa di amministratori poco trasparenti la nostra creatività, il nostro talento nel design, per esempio, stanno andando a rotoli. La Nuova Zelanda era la terra più lontana dove potessi andare, letteralmente la fine del mondo. Sono venuto qui alcuni anni fa in vacanza. E mi è piaciuto subito tutto. Ci sono rimasto. Io amo la Nuova Zelanda”. Cosa in modo particolare?
“Amo la natura- risponde- I parchi verdi, il mare, la cultura maori. E’ di sicuro il secondo Paese più bello del mondo. Dopo l’Italia. Amo il cibo, il latte, la frutta, la carne ed il pesce e' davvero di una qualità assoluta. La Nuova Zelanda e' la terra che chiamo casa. E sarà la terra natale del mio futuro bimbo. Questo legame non si cancellera' facilmente”.
nuova zelanda
Per fortuna, ad addolcire i suoi ricordi nei confronti dell’Italia, ci sono i gelati. Quelli che ha imparato a fare in Campania. Prima di diventare direttore del Marina Villa Igiea di Palermo, il più grande porto dedicato al turismo nautico. Tra barche a vela e yachts è rimasto un anno e mezzo.
Ma come sono i neozelandesi? Qui le persone sono semplici, permissive, tolleranti e sempre sorridenti. Un difetto? Forse non sanno cucinare
Un po’ simili agli italiani? Mah, poco. Sono culturalmente diversi. Le scuole insegnano cose diverse. E loro crescono in maniera differente. Gli sport sono diversi. I kiwis (cosi sono detti i neozelandesi, ndr) muoiono per il rugby che in Italia e' uno sport minore. Gli Italiani adorano vestirsi bene e seguire le ultime mode. I kiwis sono venticinquemila kilometri lontani dalle passerelle di Milano. In quale città vive? Ad Auckland. E' caotica, ma nello stesso tempo tranquilla. Spiagge infinite e boschi ancora vergini la rendono unica. E' una città con mille caratteristiche, sul mare. Toccata da un lato dall’Oceano indiano e dall’altro dal Pacifico. Ha un clima piacevole. Un pò come in Italia. Meno caldo d’estate, meno freddo d’ inverno.
La Nuova Zelanda è una zona sismica. Sì, i terremoti sono più frequenti al Sud. Da noi, niente di terribile.
E veniamo ai suoi gelati Ho aperto la gelateria Giapo. E senza tanti inciampi burocratici.
Ci sono italiani tra i suoi clienti? Pochi. Perché proprio una gelateria? E' stato un sogno di sempre.
E che tipo di gelati vende? Vendo un gelato biologico, genuino. La ricetta dei gelati e' "italiana"?
Certo. Sto proponendo quello all’ avocado, mirtillo, fragola e limone organico. Sono senza dubbio il nostro fiore all’ occhiello. Com'è la gelateria? Un punto di ritrovo di amici. E’ orientata al social media.
Progetti di espansione della gelateria? A settembre dell’anno prossimo apriremo un punto vendita all’Aeroporto di Auckland. La qualità della vita com'è? Gli spazi, la natura, le spiagge, i ritmi rendono la Nuova Zelanda una piccola oasi con un’alta qualità della vita. Come sono visti gli italiani?
Bene. Siamo ben accetti e rispettati. Quale la città più particolare della Nuova Zelanda? Io amo Queenstown. Appena possiamo scappiamo li. E' una piccola città che nasce su di un lago ai piedi delle catene montuose the remarkables, dove hanno girato il film Il signore degli anelli. Con un pò di fantasia, potremmo dire che e' una piccola Cortina nell’emisfero sud. Com'è Wellington, la capitale?
E' una bellissima citta'. Io preferisco Auckland, pero'! E' facilmente raggiungibile questa terra dall'Italia?
Occorrono circa ventiquattro ore di volo. Non esiste il non stop. Ci si ferma nel far east e poi qui. Singapore Airline e' la compagnia che prediligiamo. Com'è la lingua maori? Non lo so. Io parlo inglese.
Un messaggio all'Italia? C’e' bisogno di cambiare. Il Paese non ha un programma per il futuro, non sfrutta le risorse che ha. Agli Italiani chiedo di spegnere la televisione. E agli italiani che vorrebbero venire in Nuova Zelanda cosa consiglierebbe? Quello che dico ai miei fratelli: non smettete mai di sognare. I sogni ci fanno vivere. Quale idea imprenditoriale potrebbe essere vincente? Tutte. L’importante è avere coraggio e tenacia. Segue le cronache italiane tramite Rete. Ma il Belpaese sarà per sempre fuori dal suo cuore?
Tre italiani rimarranno per sempre nei mie ricordi. Falcone, Borsellino e Roberto Saviano (lo scrittore). Persone oneste e coraggiose. Come pochissime. Perché non ha mai pensato di mettersi in prima linea a fare politica? Perché non c’è bisogno della politica.

1 commento:

  1. 8 luoghi dove scomparire
    Ecco gli otto luoghi più remoti e meno accessibili del mondo, destinazioni ideali per vivere da soli, in pace assoluta. E dove perdersi per sempre.


    Email, cellulari, social network, smog, traffico, parcheggi, clacson. Sono alcuni degli aspetti più controversi dello stile di vita tipico della nostra società che, spesso, amplificati anche dal lavoro e da eventuali problematiche relazionali, possono diventare davvero esasperanti. E si desidera staccare, per una settimana o per un mese, ed isolarsi del tutto per ritrovare sé stess, sembra quasi impossibile farlo.Ma non lo è. Esistono alcuni posti che consentono di isolarsi efficacemente dal resto del mondo. Senza traffico, senza mail, senza messaggi sul mobile o telefonate voip. Finalmente.

    Forbes, uno dei più celebri magazine economici americani, ha stilato la classifica degli otto luoghi più inaccessibili del Pianeta, dove probabilmente è ancora possibile non essere raggiunti dalle tecnologie e dalle persone e volendo ci si può costruire una nuova vita. Il primo posto isolato e nascosto segnalato da Forbes è Tristan da Cunha, un arcipelago nell'Oceano Atlantico, a circa 2000 chilometri da Sant'Elena, dove spirò esule Napoleone Bonaparte. Può essere raggiunto in sei giorni, solo in nave, partendo da Città del Capo. L’arcipelago di Socotra, nell'Oceano Indiano, è composto da quattro piccole isole che si trovano a circa 300 km dalla costa somala. Per circa quattro mesi le isole sono irraggiungibili per via delle tempeste monsoniche.

    Decisamente più pericoloso il Darien Gap, l'immensa giungla che divide la Colombia da Panama, non presenta strade asfaltate ed è disseminata dai guerriglieri colombiani. E si rischia di essere rapiti dai narcotrafficanti colombiani. Per gli amanti del freddo, c’è la laguna di San Rafael nella Patagonia cilena, caratterizzata da piogge incessanti e da enormi lastre di ghiaccio che galleggiano nel mare.

    Nella Mongolia c’è Ulaanbaatar, senza sbocco sul mare e dalle temperature estreme, dove potersi cimentare nell'equitazione e nella falconeria ed intraprendere “passeggiate” nel Gobi e nella taiga. Il parco nazionale di Auyuittuq, in Canada, è inaccessibile quando a giugno il ghiaccio si sta rompendo e ad ottobre quando invece si sta congelando. Tra i tanti rischi, la presenza di orsi polari, la quasi totale oscurità anche durante il giorno e il rischio di ipotermia in inverno.

    Concludono la classifica la penisola della Kamchatka, nell'estremo oriente siberiano, ricca di vulcani, geyser e foreste, particolarmente ostile per la presenza di orsi bruni, linci e lupi e per i suoi vulcani sempre attivi, e la Papua Nuova Guinea, dove sono in corso guerre tribali e dove la copertura dei cellulari è quasi del tutto inesistente.

    io punto semprre al tibet
    henry brown

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