venerdì 28 dicembre 2012

1965-2012 poco o nulla è cambiato!

pier paolo si sta girando e rigirando nella sua tomba! che italia, e che bel prete! quelle cose sulle donne nemmeno padre pizarro le avrebbe dette/scritte!


oh mio caro richard se tutti pensassero come te!

venerdì 21 dicembre 2012

buona festività pagana dei saturnali!

da non perdere!

stasera su rai3 da non perdere questo documentario di marco bechis! "il sorriso del capo"

giovedì 20 dicembre 2012

pepe josé mujica

il presidente dell’uruguay: josè “pepe” mujica, è un uomo politico vero! gli argomenti del suo discorso, che condivido integralmente ci fanno comprendere come può (come deve) parlare un uomo politico oggi! il tema del suo discorso è come sia possibile tornare a occuparci della nostra felicità.

ha 77 anni, ed è noto come “il presidente più povero del mondo”. vive in una casa modesta, devolve il 90% del suo stipendio in beneficenza, è un ex partigiano, ha trascorso in carcere 14 anni come oppositore del regime. le sue parole risuonano perché sono la conseguenza dei suoi comportamenti, vive in modo molto simile a quello che dice! 
attendiamo lo nostre elezioni!

martedì 18 dicembre 2012

quanto spacca padre georg!

..alle tue amiche, valeria, in particolare quella con dei dubbi su nesso impotenza/omosessualità suggerisci qualche lezione di padre florestano pizarro! cmq la si cura facilmente somministrandole qualche semplice camminata su e giù da castro e asbury-heights (concordi silvia?), oltre a farle visionare due volte al dì, dopo i pasti, i film milk e philadelphia.
cmq leggendo questo link, la sua presunta concezione sulla derivazione dell'omosessualità, evinco che non è proprio l'unica ad averla! ..inoltre consiglio anche questa esaltante visione da me proposta sul premio "coppia dell'anno" a: joseph aloisius e rebecca kadaga!

sabato 15 dicembre 2012

m.m.

this isn't the time to talk about gun control! really? when is that moment?

waste land

per il mio amico fernando!

giovedì 6 dicembre 2012

venerdì 30 novembre 2012

uomini d'altri tempi

"È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero dello auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al giro d'Italia.
Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. e quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda.

A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera. 
io mi oppongo."
luciano bianciardi, la vita agra, (cap. X, p. 176) anno 1962

lunedì 19 novembre 2012

tutta italia è una polveriera pronta ad esplodere. è solo questione di tempo!

è solo questione di tempo!
La crisi
La situazione non è risolvibile. Può essere tamponata con degli investimenti di denaro, o meglio, con immissioni di liquidità di denaro che ovviamente non rappresenta nulla, se non una ipoteca su un futuro talmente lontano dall'essere inesistente. Quindi prima o poi si arriva al collasso definitivo del sistema del denaro e del sistema industriale,che noi chiamiamo occidentale ma che oramai riguarda molti altri luoghi. La Russia ci è entrata da tanto tempo, ma anche i paesi emergenti, come Cina e India, ci sono dentro sino al collo. Loro hanno il vantaggio di aver cominciato dopo, quindi arriveranno dopo al muro invalicabile che segnerà il fatto che non possono più crescere, ma in ogni caso il gong suonerà anche per loro. È matematico.
Futuro bruciato
Si potrebbe andare a ripescare dichiarazioni non dico degli anni Ottanta, ma dei Novanta e oltre. Nel 2000 e persino dopo il crollo dei subprime ancora si sentiva parlare di un "futuro radioso". Ma non è questo il punto. Il fatto è che in paesi come l'Italia, un uomo come Monti ha buon gioco a dire che se non si fosse fatta questa manovra non si sarebbe riusciti a pagare gli stipendi.
È proprio il sistema che è sbagliato, basato sulle crescite infinite che esistono in matematica ma non in natura, partito da due secoli e mezzo fa e arrivato al suo limite. Un po' come una potente macchina, che arrivata davanti a un muro continua a dare gas finché non fonde. Invece di continuare e ostinarsi a crescere, visto che crescere non si può più, si dovrebbe iniziare a governare in modo ragionevole la decrescita.
Decrescita: adottata da tutti oppure non funziona
Naturalmente, questo è il punto. Il sistema invece si basa sull'opposto, ovvero sulla competizione mondiale, sulla crescita, sugli investimenti, sulle infrastrutture. I popoli teoricamente diventano più ricchi ma nella realtà diventano più poveri.
Costretti a decrescere, in ogni caso
Certo, la classe media sino a ora era attaccata alla macina ma almeno poteva consumare. Adesso non può e non potrà fare più emmeno quello, e dunque sarà costretta a decrescere. Ma una cosa è farlo in questo modo e una cosa invece è governare il movimento della decrescita. Perché quella di adesso più che decrescita è una recessione - di cui tutti parlano ma in realtà poco capiscono. È il fatto che poi tanta gente viene sbattuta fuori dal mondo del lavoro, e dunque non consuma, e dunque le imprese riducono ancora, e nsomma il processo si avvita su se stesso. Solo che lo fa a velocità sempre maggiore. Come quando vedi un nastro: una volta arrivato alla fine torna indietro, solo che lo fa a velocità molto superiore. E questo succede se pretendendo di crescere ancora invece non si cresce e dunque si alimenta la disoccupazione. La recessione non sarà come un tornare a vivere come facevamo trenta anni fa, ma sarà un processo di una velocità estrema: questo è il crollo di tutto il modello di sviluppo che conosciamo. E nessuno è preparato. Nessuno (o quasi) osa parlare di decrescita. In una riunione recente con i gruppi di Uniti e Diversi di Chiesa e Pallante (e altri gruppi) ho proposto di fare una manifestazione comune sulla decrescita. Chiesa e Rossi si sono opposti dicendo che erano cose che non si potevano dire in questo modo. Che dire? C'è molto residuo di pensiero liberale e marxista.
Scenari per il 2012?
A breve termine, per un po', la cosa sarà lenta, quindi non verrà avvertita in modo traumatico, poi piano piano accelererà fino a diventare inarrestabile. Alla fine ci sarà gente che si riverserà nelle campagne alla ricerca di cibo, perché in città ci sarà meno lavoro, meno denaro, meno merce da poter acquistare, anche tra quella indispensabile. Solo che non è che ci siano poi
tante campagne intorno. Insomma vedo una feroce lotta all'ultimo sangue, alla fine del processo.
Tempi?
Una volta pensavo che i tempi sarebbero stati lunghi. Data l'accelerazione che c'è, ora penso che nell'arco di 5-10 anni si arriverà a questo.
Prepararsi?
Certamente, un consiglio: acquistare terra e ritornare a saperla coltivare. Eanche imparare a usare il kalashnikov, perché poi la gente arriverà dalle città e sarà una vera e propria lotta tra disperati.
Basta pessimismo della ragione: cose positive?
Il lato positivo sicuramente è che se la crisi economica si accentua ancora indurrà le persone a una maggiore solidarietà. È nelle situazioni di questo tipo di dramma che la solidarietà riappare e riaffiora rispetto all'individualismo. Esempio scemo: quando a Milano nevicò per tre giorni di seguito tutto fu immobilizzato, e la gente si aiutò anche se non si era mai parlata pur vivendo fianco a fianco. Nella necessità si crea la solidarietà. Poi questa situazione indurrà anche quelli che non ci pensano (ora) al tipo di vita che facciamo anche quando tutto va bene: una crisi economica potrebbe suscitare una riflessione in persone che non l'hanno mai fatta, che sentono il disagio magari, ma non l'hanno mai razionalizzato. Insomma produci-consuma-crepa non è un mondo umano dunque è bene cercarne un altro.
Meno lavoro e più occupazione (a fare altro)
Pensiero in parte vero ma troppo ottimistico perché poi le occupazioni da fare in un sistema come questo, non è che ve ne siano molte. Discorso diverso, naturalmente, sarà quando tutto sarà cambiato.
Tu ti sei preparato?
No, io predico bene e razzolo male. Ma il punto è che non è questione che riguarda me, riguarderà i giovani, per loro sarà una grande opportunità, avranno le energie per ricominciare da capo. Chi avrà cinquanta o sessant'anni sarà fatto, non avrà possibilità di riciclarsi, ma per i giovani, ripeto, sarà una grande opportunità.
Studiare agraria e fare un corso balistico
In Afghanistan tutti sanno usare il kalashnikov, qui no. Però basta prendersi il porto d'armi e andare a un poligono di tiro, no?

massimo fini

sabato 17 novembre 2012

dedicato alla mia amica rose zehner


sciopero
voglio uno sciopero dove andiamo tutti.
uno sciopero di braccia, gambe, di capelli,
uno sciopero che nasca in ogni corpo.
voglio uno sciopero
di operai di colombe
di autisti di fiori
di tecnici di bambini
di medici di donne.
voglio uno sciopero grande,
che raggiunga anche l’amore.
uno sciopero dove tutto si fermi,
l’orologio le fabbriche
il personale i collegi
l’autobus gli ospedali
le strade i porti.
uno sciopero di occhi, di mani e di baci.
uno sciopero dove non sia permesso respirare,
uno sciopero dove nasca il silenzio
per udire i passi del tiranno che se ne va.
(gioconda belli – tratta da un articolo del blog di Coral Herrera Gomez e tradotta da Silvia Corti fotografia di Willy Ronis: 1938, occupazione della fabbrica Citroen-Javel. Rose Zehner arringa le compagne)

mercoledì 7 novembre 2012

south of the border

"Preferisco avere un’inflazione altissima e spropositata se so che la disoccupazione dal 34% è scesa al 3,5%; che la povertà è diminuita del 55%; che il pil viaggia di un +8% annuo; che la produttività industriale è aumentata del 300%; che c’è lavoro in Argentina, c’è mercato per tutti, e il mio popolo è molto ma molto più felice di prima, piuttosto che avere un’inflazione del 3% come in Italia, dove c’è depressione, disperazione, avvilimento e l’esistenza delle persone non conta più."
cristina kirkhner
pregasi andare al minuto 1:57

mercoledì 31 ottobre 2012

assolto! senza se e senza ma!

"sono una persona per bene". nichi sei una persona per bene!

giovedì 18 ottobre 2012

l'utopia ed il suo episteme sono tra noi

colgo l'occasione, in questi miei giorni di riflessione politica, per rispondere a silvia in merito ad occupy wall street ed inserire un nuovo post.
la prima volta che mi imbattei in tommaso moro rimasi colpito dalla sua opera utopia. chi mi stimolo fu il mio professore, franco todescan, di storia delle dottrine politiche. primo anno a scienze politiche relazioni internazionali.
chi invece mi parlo per la prima volta usando il termine episteme fu un altro mitico professore di storia delle istituzioni politiche: diego panizza. abbino queste due scuole di pensiero accademiche diametralmente opposte e le unisco saccentemente per esprimere un mio personale pensiero in merito a tutto quello che "non si vuole" far avverare o avvenire.
il termine utopia deriva dal greco (non luogo), quindi significherebbe «luogo inesistente» o «luogo perfetto». come avevo letto tempo fa da maria luisa berneri le utopie non hanno sempre descritto società irreggimentate, stati centralizzati e nazioni di robot. se facciamo riferimento agli scritti come  taithi di diderot ci vengono presentate utopie in cui gli uomini erano liberi da costrizioni fisiche e morali, in cui essi lavoravano non per necessità o per un senso di dovere ma perché trovavano il lavoro un'attività piacevole, in cui l'amore non conosceva leggi ed in cui ogni uomo era un artista. ecco perche le utopie sono state spesso progetti di società che funzionavano meccanicamente, strutture morte da economisti, politicanti e moralisti; ma esse sono anche stati i sogni viventi di poeti. dice la berneri.
putroppo noi siamo stati accecati da quello che ci circonda, con coercizione attraverso il denaro+debito, a piegarci al volere di chi ci ha guidato fin qui nel nostro percorso di evoluzione sociale. trascurando tutto quanto e' opposto a questa concezione strutturale.
dovrei stendere qui un mio tipico turpiloquio pubblico ma non ho tempo (costretto da qualcuno che mi rende schiavo). quindi mi faccio aiutare dalle mie fonti di vita custodite nel mio pantheon: silvano agosti.
prova a condividere queste poche righe, 25 pagine, del libro e pochi minuti di un video intervista per la rai.
io in questi due link ho trovato un serio, ragionato, rivoluzionante percorso di riorganizzazione del sociale nella kirghisia immaginata da silvano agosti.
http://minimomax.files.wordpress.com/2011/09/lettere-dalla-kirghisia.pdf

fammi sapere che ne pensi. ma spero sopratutto che dopo queste mie riflessioni il rispetto per il termine utopia ed il suo episteme diventi pantagruelicamente piu sano!
peccato per la distanza apparente che divide SFO da MXP (un nulla di utopico rispetto a quella che ci separa dalla stella eta carine) altrimenti sai che chiaccherate su queste tematiche tra me te ed il buon vecchio fabrizio... non demordere torneremo negli states e verremo a trovarti!

martedì 9 ottobre 2012

l'italia d'oro di bertoli

E torneranno a parlarci di lacrime dei risultati della povertà, delle tangenti e dei boss tutti liberi, di un’altra bomba scoppiata in città. Spero soltanto di stare tra gli uomini, che l’ignoranza non la spunterà, che smetteremo di essere complici, che cambieremo chi deciderà”
grazie pierangelo

domenica 7 ottobre 2012

occupy ferrara

Il debito è la maniera più efficace di trasformare le vittime in colpevoli, è un metodo di controllo ideologico e per cambiare bisogna iniziare a non pagarlo”. E’ la teoria del debito di David Graeber, antropologo e attivista, tra i fondatori del movimento Occupy Wall Street e coniatore del motto “siamo il 99%”, ospite del Festival di Internazionale in un seguitissimo dibattito tenutosi in Piazza Municipale.
La visione del debito secondo Graeber non è economica ma politica e sociale, affine con gli studi antropologici: un’arma ideologica, come quella del lavoro cui è correlata, che incastra la maggioranza in un dovere, in un senso di colpa che la rende mansueta. Esiste da prima della moneta come spiegato nel suo libro “Debito: i primi 5000 anni” le cui tracce si trovano “nei testi di tutte le più grandi religioni del mondo”, come l’Induismo ad esempio dove la vita stessa è concepita come debito nei confronti delle divinità. Il debito sarebbe dunque solo una “promessa formale” non dissimile da altre ma che ha acquisito nella storia un’importanza tale da giustificare in qualche modo l’uso della violenza e la morte di migliaia di persone. Promessa formale di cui, nelle stratificazioni storiche, si è perso il reale significato, diventata strumento di controllo ideologico da cui è possibile liberarsi solo introducendo a propria volta il concetto di debito.
Un vulnus sociale che mina anche le fondamenta della democrazia che per Graeber si dovrebbe esplicare in realtà in forme assai diverse da quelle cui siamo abituati. E’ una visione esplicitamente anarchica la sua, senza gerarchie, senza burocrazia coercitiva e con processi decisionali totalmente orizzontali come quelli da lui osservati in Madagascar, dove alle assemblee decisionali si partecipa fin dall’infanzia. Proprio qui starebbe il punto per rivoluzionare il nostro sistema: “creare una democrazia della cultura”, senza relegare a pochi dotti conoscenze particolari, per arrivare a una nuova cultura della democrazia in modo da poter creare un sistema di consenso non centralizzato e non dipendente dalla maggioranza.
L’obiettivo di Occupy Wall Street e di altri movimenti simili è dunque quello di generare un radicale cambiamento, culturale innanzitutto, politico-sociale poi. A chi, fra il pubblico del Festival di Internazionale, gli fa notare come il suo movimento collabori attivamente e si avvalga della cooperazione con strutture fortemente gerarchiche e organizzate, Graeber risponde che la questione è effettivamente un problema affrontato facendo dialogare due processi decisionali diversi, da una parte un’assemblea, dall’altra il sindacato, che però è stato “contagiato” e sta iniziando a sperimentare a sua volta metodi di democrazia orizzontali.
E il debito? La soluzione proposta dall’antropologo americano è quella di una disobbedienza civile: non pagarlo, “guardando i numeri, 50-70 milioni di americani lo stanno già facendo”.
tratto da estense.com

martedì 2 ottobre 2012

6 ottobre ferrara: ci sarò!

20.00 PIAZZA MUNICIPALE
La rivoluzione che viene
David Graeber
antropologo e attivista statunitense
introduce
Giuliano Milani, Internazionale
In italiano e inglese con traduzione consecutiva

lunedì 1 ottobre 2012

godspeed hobsbawm

il secolo breve risalta nella mia esime libreria (donatomi dal cognato bergamasco anni or ora) si distingue perche bello grosso. pieno di sostanza. materiale vero per far vibrare le sinapsi. ad ogni modo uno dei passaggi più pregnanti che resta vivo tra i miei neuroni è questo: "Gli stili della gioventù americana si diffusero direttamente o attraverso l'amplificazione dei loro segnali mediante la cultura inglese, che faceva da raccordo tra America ed Europa, per una specie di osmosi spontanea. La cultura giovanile americana si diffuse attraverso i dischi e le cassette, il cui più importante strumento promozionale, allora come prima e dopo, fu la vecchia radio. Si diffuse attraverso la distribuzione mondiale delle immagini; attraverso i contatti personali del turismo giovanile internazionale che portava in giro per il mondo gruppi ancora piccoli, ma sempre più folti e influenti, di ragazzi e ragazze in blue jeans; si diffuse attraverso la rete mondiale delle università, la cui capacità di rapida comunicazione internazionale divenne evidente negli anni '60. Infine si diffuse attraverso il potere condizionante della moda nella società dei consumi, una moda che raggiungeva le masse e che veniva amplificata dalla spinta a uniformarsi propria dei gruppi giovanili. Era sorta una cultura giovanile mondiale."

domenica 30 settembre 2012

buongiorno bellocchio

..dal minuto 3:45 appare l'impotenza della politica dinnanzi alla brutale risposta violenta contro un uomo che non aveva colpe dirette. il tutto senza riuscire a soverchiare il male creato dal dio denaro attraverso il libero mercato.

"el frares" 29 settembre

..dalla bassa alle stelle!
"Era una di quelle feste talmente noiose che ben presto la noia diventa argomento principale di conversazione. Dove ci si sposta da un gruppetto all'altro e si sente la stessa frase almeno dieci volte: «Sembra di stare in un film di Antonioni». Con la differenza che le facce non sono altrettanto interessanti."
don deLillo

mercoledì 26 settembre 2012

miseria=entropia

la paura e la miseria sono due facce della stessa medaglia.
se non fai niente la paura aumenta. 
la speranza la devi costruire. in cosa?
non te lo devo dire io.
la speranza è una capacita: se riesci immaginare di poter di fare qualcosa, di poterlo fare con qualcun'altro allora sei libero di costruirtela.
se non lo fai e ti rassegni al realismo sei miseria.
ed assa aumenta ad ogni passaggio.
quindi dobbiamo continuare a credere in quello che facciamo!
marco paolini

venerdì 14 settembre 2012

il colore della depressione

la vita non ha nulla di deprimente o depressivo. 
chi esiste, e non vive, sta solo eseguendo una serie di azioni più o meno importanti o significative. la vita non entra in uno spazio di 1/2 ora alla sera o 24 ore nel weekend. ma nelle 21 ore di libertà di cui un essere umano avrebbe bisogno. chi le nega è invaso senza saperlo da una vergogna eterna. nel 2012, quando le macchina hanno realizzato il sogno degli anni '70 cioè si sono sostituite alla forza lavoro, creando quel meccanismo perfetto che è l'automazione, i profitti si sono quadruplicati. questi profitti che ora nascondono come topolini smarriti nel covo della crisi. nel 2012 le persone vanno liberate. facciamo lavorare tutti 3 ore al giorno anziché umiliare qualcuno a stare a casa a non lavorare oppure altri a lavorare 11 ore costretti. 
viviamo governati da un piccolo gruppo di depressi cronici.
ecco il colore della depressione.
silvano

mercoledì 12 settembre 2012

oltre a samsara in 4k c'è flight

flight oltre a samsara è uno dei nuovi film 4k ripreso con telecamere RED da 3, 4 e 5 K. per i non addetti al settore basti pensare che fino a pochi anni fa la definizione più alta conosciuta, era quella della buon vecchia pellicola da 35 mm.
con l’avvento della tecnologia digitale, le cose sono cambiate e i costi si sono ridotti. molti cineasti come peter jackson usano telecamere digitali ad altissima definizione capaci di superare la 35 mm per qualità costi e gestibilità. la telecamera della RED, riesce grazie al suo sensore da dodici megapixel chiamato “mysterium”, a catturare immagini che possono essere riprodotte su uno schermo cinematografico ad altissima risoluzione come se vedessero su un televisore full-hd a 1080p. sul sito è possibile acquistare sia il corpo macchina, sia i vari obiettivi e hardisk per la registrazione. il costo rispetto a una cinepresa a pellicola è nettamente più basso e sfiora i 15,000 euro per la versione da 4K. presto la casa metterà in commercio anche la versione a 5K chiamata “epic” e quella a 3K con il nome di “scarlett” destinata a un pubblico più ampio e composto non solo da professionisti. nell’attesa vi consiglio di fare un giro su red.com per leggere le caratteristiche e scoprire i vari abbinamenti tra corpo macchina e obbiettivi.

martedì 11 settembre 2012

oggi ho scritto al corriere.it


ecco copia della mia mail. non ne posso più di questi titoli. oggi: "spari e terrore a milano"
gentile corriere.it,
ma perche ogni volta che accade un fatto di cronaca date cosi tanta visibilità in prima pagina. la cronaca non è a mio avviso la mission di un quotidiano. optate per una visione della contemporaneità dei fatti basata su riflessioni storiche, riflessioni dei giovani, opinioni personali di saggi e anziani, scambi di idee e goliardia. 
in altre parole il "buon senso". 
l'evento di cronaca è statistica quindi succede sempre. 
si ripete con ovvia cadenza. 
giusto per non fomentare l'esasperazione in questo paese e sopratutto l'emulazione riservategli un piccolo riquadro a lato nella vostra homepage. penso che questo possa distinguervi ed elevarvi dalla mediocrità comunicativa che affligge i media italiani e mondiali.
grazie enrico

sabato 8 settembre 2012

5 settembre 1977 voyager

"Da questo lontano punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi.
Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e cercatore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.

Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo. Quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino.
Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granello solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, perlomeno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza che suscita umiltà e forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo.
Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro e di preservare e proteggere l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. Questo pallido puntino azzurro."

Carl Sagan, 1934-1996

domenica 26 agosto 2012

neil armstrong the right guy

"Per carità. Io odio il pericolo, specialmente se inutile, e il pericolo è il lato più irritante del nostro mestiere. Come si può trasformare in avventura un normalissimo fatto di tecnologia? E perché rischiare la vita guidando un'astronave? Illogico quanto rischiare la vita usando un frullatore elettrico per fare un frappè. Non dev'esserci nulla di pericoloso a fare un frappè e non dev'esserci nulla di pericoloso a guidare un'astronave. Una volta applicato questo concetto, cade il discorso sull'avventura. Il gusto di andare su tanto per andare su..."
in risposta all'affermazione della Fallaci: "Niente gusto dell'avventura, perciò..."
dall'intervista di Oriana Fallaci, in Quel giorno sulla luna, p. 14
concludo con l'invito pubblicato dai familiari di Neil Armstrong: “Per coloro che potrebbero chiedere cosa possono fare per onorare Neil, abbiamo una richiesta semplice. Onorate il suo esempio di servizio, successo e modestia, e la prossima volta che passeggiate all'aperto in una notte limpida e vedete la Luna che vi sorride, pensate a Neil Armstrong e fategli una strizzatina d'occhio.”

giovedì 23 agosto 2012

convenzioni sociali da wiki

le convenzioni sociali sono imposizioni implicitamente impartite all'uomo che appartiene alla società: ne costituiscono il ruolo, la figura, lo stesso obiettivo, anche se un obiettivo particolare, che da origine a diversi ulteriori obiettivi. le convenzioni arrivano a nascondere l'Io dell'uomo, che smette di assecondare le proprie attitudini per acquisirne di nuove in funzione del proprio ruolo in una comunità, o comunque del conseguimento di esso. dunque la convenzione sociale può essere considerata un uccidere, o meglio un nascondere la verità dell'uomo persino agli occhi dello stesso, ma anche un aiuto che l'uomo riceve per ottenere il raggiungimento di un'identità sociale, indipendente dall'identità umana.

mercoledì 22 agosto 2012

putroppo: non è un sogno!

Essere od avere, scappare e rimanere,
rubare o lavorare, amarsi o farsi male.
Vivere o appassire, combattere o subire,
nuotare o naufragare, e tutto calcolare a dovere.
Lasciatemelo dire: di fronte a vite arrese
abbasso volentieri tutte le mie pretese.
A dare sono pronto, e non chiedo niente in cambio.
Di andare sempre avanti ancora non mi stanco.
So che non è un sogno, ma è la sporca e cruda verità.
Tutti abbiam bisogno di cambiarci a volte la realtà.
Ma ora so chi sono io
e non mollerò mai!
E tra dire e il fare, omettere o parlare,
far finta e non vedere, oppure raccontare.
Vivere o appassire, combattere o subire,
nuotare e naufragare, e tutto calcolare a dovere.
Lasciatemelo dire: di fronte a vite arrese
abbasso volentieri tutte le mie pretese.
A dare sono pronto, e non chiedo niente in cambio.
Di andare sempre avanti ancora non mi stanco.
So che non è un sogno, ma è la sporca e cruda verità.
Tutti abbiam bisogno di cambiarci a volte la realtà.
So che non è un sogno, ma è la sporca e cruda verità.
Tutti abbiam bisogno di cambiarci a volte la realtà.
Ma ora so chi sono io
e non mollerò mai!
So che non è un sogno, ma è la sporca e cruda verità.
Tutti abbiam bisogno di cambiarci a volte la realtà.
Ma ora so chi sono io
e non mollerò mai!

lunedì 20 agosto 2012

scott mckenzie

«se stai andando a san francisco, assicurati di avere dei fiori nei capelli...»
erano gli anni del risveglio dell'essere umano. il progetto era costruire l'essere umano. l'essere umano è l'essere vivente più complesso e più misterioso che la natura abbia creato che ha i suoi bisogni elementari: mangiare, bere, dormire, avere un tetto, tanti amici, tanti amori, tanta creatività e basta.. ma l'essere umano è indomabile non è soggiogabile. quegli anni hanno fatto capire le grandi possibilità di conquista dell'immanente dell'essere umano..
t

venerdì 17 agosto 2012

the future is ours

imagine the future as a movie, consider this a trailer to that movie.
the future excites me so much, that is why i made this. we need to be inspired by the immense possibilities of the future and work extremely hard to achieve them.

venerdì 3 agosto 2012

rancio? ottimo e abbondante

questa simpatica ma significativa scena mi ricorda qualcosa di contemporaneo.. mi ricorda degli atteggiamenti di codardia tipici della mia categoria antropologica proletaria!

mercoledì 1 agosto 2012

see you later gore vidal!

"non comincerò dal principio perché non c'è principio, ma solo da un mezzo in cui tu, fortunato lettore, sei appena capitato, ancora ignaro di ciò che ti faranno nel corso del nostro comune viaggio nel mio intimo. no, nel nostro intimo. perché noi siamo, almeno nell'atto di questa creazione, una cosa sola, ciascuno nella trappola del tempo: tu dopo, io subito, attentamente, pensosamente formando lettere per comporre parole che compongano frasi."
g.v.

lunedì 30 luglio 2012

il genio dei geni

tratto da www.innernet.it/ 
Nella vita dell’astronauta Story Musgrave si fondono lo spazio e lo spirito, la natura e la tecnologia, una grande concretezza e una concezione trascendentale della vita sulla Terra.
Alla soglia di sessanta anni, l’astronauta F. Story Musgrave aveva passato nello spazio più tempo di qualsiasi altro americano: cinque missioni per un totale di 858 ore. All’apparenza, sembrerebbe che tutta la sua vita sia passata a preparare questo mese e sei giorni di magia.
È un cammino splendido e adatto a me”, dice, “Ma avrei percorso qualsiasi altro cammino con lo stesso senso estetico e spirituale. In tutti i casi, mi sarei sempre chiesto: qual è il nostro posto nell’universo e cosa vuol dire essere un uomo? Ho usato tutto ciò che ho fatto nella vita per rispondere a questa domanda”.
Il dr. Story Musgrave è tanto impressionante dal vivo quanto sulla carta. Padre di sei figli (di cui uno già deceduto) spende la maggior parte del suo tempo libero dedicandosi al gioco degli schacchi, al volo, al giardinaggio, alla critica letteraria, ai microcomputer, alla fotografia, alla lettura, alla corsa, al nuoto sott'acqua ed al volo con il parapendio. Ha ottenuto tutte le qualificazioni possibili per svolgere la professione di istruttore di volo per voli civili e militari. Ulteriormente è un esperto paracadutista avendo eseguito oltre 500 lanci in volo libero di cui oltre 100 di collaudo, particolarmente per ottenere risultati in campo aerodinamico. Scienziato-astronauta, chirurgo, dottore aerospaziale e fisiologo; laureato in chimica, matematica, informatica e lettere; esperto in 160 tipi di velivoli, tra cui jet, aliante e paracadute. Calvo, portamento da marine, un impeccabile blazer della marina e pantaloni grigi, egli non passa inosservato in mezzo alla folla.
Ho incontrato Story Musgrave a un party per gli astronauti dello Hubble, allo “Space Telescope Science Institute” (Istituto Scientifico Telescopio Spaziale). Per esperienza, anzianità di servizio e profondità della ricerca intellettuale, Story è nelloSpace Program colui che più si avvicina al capitano di Star Trek Jean-Luc Picard. Ma, saggiamente, egli dà l’impressione di un semplice pilota collaudatore militare, tranquillo e imperturbabile, con una strascicata pronuncia del Kentucky e l’immancabile «understatement».
Da quando sono cominciate le missioni spaziali con equipaggio umano, molti astronauti hanno vissuto trasformazioni spirituali di cui hanno parlato volentieri. Dopo vari tentativi andati a vuoto di intervistare uno di loro, ho ricevuto una risposta entusiasta da Story, ma l’istante successivo egli fu risucchiato da un’altra attività.
Allora, feci in modo di partecipare alla conferenza sulla Missione di riparazione deltelescopio spaziale Hubble, dove Story avrebbe illustrato la missione a un pubblico di ingegneri spaziali, analisti di computer ed esperti di telemetria, ovvero ai colleghi dalla cui bravura dipendeva la sua vita nello spazio.
Story mostra la sua prima diapositiva al pubblico: un bambino sulla spiaggia, accosciato tra la spuma dei frangenti, che osserva affascinato una manciata di sabbia bagnata. “Questa è la ragione fondamentale per essere nello spazio: la curiosità umana”, dice, “la meraviglia, lo stupore. È qualcosa che riguarda il senso stesso dell’essere uomini”.
Voglio sapere che effetto ha avuto lo stare nello spazio nel resto della vita di Story. Oltre all’ovvio mutamento di prospettiva determinato dai voli spaziali, sono curiosa di sapere qualcosa sull’addestramento di un anno e mezzo che ha preceduto i cinque giorni di camminate spaziali per effettuare le riparazioni. Era forse qualcosa di simile ai vari rituali della tradizione zen, finalizzati a farci passare dal “pilota automatico” allo stato di pura e semplice presenza?
L’addestramento, mi racconta Story, è qualcosa di molto più complesso della semplice esecuzione consapevole di determinate operazioni. Consiste nella definizione, la pratica e il perfezionamento in Terra delle operazioni, oltre che nella programmazione dell’interfaccia tra chi sta nello spazio e chi sulla Terra, al Mission Control. Ma tutto è complicato dal fatto che non esistono sulla Terra ambienti in grado di riprodurre esattamente l’atmosfera fredda, silenziosa, priva di peso e di aria nella quale andranno effettuate le riparazioni sul telescopio.
Story svolge questo lavoro dal 1967, quando smise di essere un chirurgo post-traumatico e un professore di medicina e fisiologia aerospaziale, per entrare nella NASA. Tra le altre cose, ha contribuito a progettare e creare gli strumenti e le procedure della prima camminata spaziale nel 1983, quando lui e l’equipaggio di uno Shuttle lanciarono un satellite per le comunicazioni. Nel 1976 ha collaborato alla progettazione dello Hubble, e nel 1992 è stato messo a capo della missione di riparazione dello Hubble, come responsabile scientifico.
Due aspetti della missione di riparazione sono particolarmente difficili, per quanto riguarda le procedure da provare sulla Terra. La tuta spaziale e lo zaino pesano 150 chili, ma nello spazio ogni cosa, inclusi gli astronauti all’interno delle loro tute, galleggia priva di peso. Quindi, come simulare il galleggiamento di un astronauta di 220 chili, con un oggetto di 320 chili e un elaborato set di strumenti, di fronte a un telescopio di 12 metri? “Non abbiamo a disposizione una stanza dove puoi entrare, girare un interruttore e cancellare la gravità”, dice Story. “Usiamo l’acqua: indossiamo la tuta e vi applichiamo un peso tale che non galleggiamo, ma nemmeno andiamo a fondo”.
Le prove con i vestiti vengono fatte nella vasca d’acqua del Centro Spaziale L. B. Johnson di Houston. Per simulare l’atto di spingere oggetti pesanti in assenza di gravità, vengono usati pavimenti particolari, una sorta di equivalente 3D dei tavoli diair hockey. “Ho sei gradi di libertà e sposto 320 chili con la punta delle dita. Dita e chili di forza: questo è quello che impari nel simulatore”.
Story deve fare pratica levando il coperchio della macchina fotografica Wide FieldPlanetary per attaccare lo specchio di quest’ultima al cammino ottico dentro il telescopio, una volta installato. “Questa veniva considerata la parte più difficile della missione”, dice Story, “e l’ho ripetuta centinaia di volte. Ogni volta che passavo davanti al modello a scala naturale, lo levavo e lo rimettevo, lo levavo e lo rimettevo. L’ho fatto tantissime volte. Mentre facevo questo, non avevo pensieri. Pratica, pratica, pratica… Era un momento critico. Era l’unico punto in cui avevamo davanti al viso una superficie ottica di quindici centimetri. Se toccavi quello specchio, l’immagine che dallo Hubble sarebbe arrivata sulla Terra avrebbe avuto le tue impronte digitali, e questo non andava bene”.
Alla fine, gli astronauti fanno pratica nella camera sotto vuoto, dove l’aria può essere aspirata ed è possibile verificare la presenza di fori nella tuta. La temperatura può essere abbassata fino a quella effettivamente esistente nello spazio, -170°C, quando il telescopio viene schermato dai raggi solari, in modo che i suoi delicati componenti non siano esposti al momento dell’apertura delle porte (nello spazio, il calore viene trasportato solo dalle radiazioni: se non sei di fronte alla Terra o al sole, e se non sei vicino allo Shuttle, non ti arriva alcun calore).
Story riassume l’addestramento: “Davanti a te hai cinque giorni di lavoro lassù nello spazio. È come un balletto. Non stiamo parlando di ingegneria, di ottica. Tutte queste cose sono alle tue spalle. Il lavoro che devi fare è primitivo: spostare oggetti, azionare meccanismi, disattivare collegamenti elettrici. Devi coreografare l’intera cosa, la posizione di ogni dito e di entrambi i piedi, le posizioni del corpo, le forze, tutto quanto. Siete tu e 300 strumenti. Fai appello alle prove sott’acqua e in ogni altro ambiente, ma ciò che devi fare lassù esiste solo nella tua testa. Questo processo mentale è la ragione grazie alla quale la missione ha funzionato: unisci tutti i dettagli, al livello più infinitesimale possibile, in tutti questi diversi ambienti, e poi con l’immaginazione, la mente, elabori queste esperienze e le tiri fuori al momento giusto”.
Dopo che uno Shuttle è stato riempito di carburante per il decollo, tutto il personale abbandona il Centro Spaziale Kennedy, eccetto gli astronauti e pochi tecnici che allacciano loro le cinture di sicurezza, due ore prima del conto alla rovescia. Story spiega che, poiché lui occupa il posto centrale, è l’ultimo a entrare. Egli può restare all’esterno, a 600 metri dal suolo, per un’ora intera, prima di cominciare i controlli e tutte le altre procedure dell’ultimo momento.
“Questo, per me, è uno dei momenti più belli del volo spaziale. Godi di un punto di vista privilegiato sulla natura e la tecnologia. Di fronte a te c’è un veicolo vero, vivo. È immenso, gigantesco, vivente. Le pompe sono in azione, il gas sta uscendo, le cose stanno accadendo. E la natura: la spiaggia, i pellicani, i gabbiani, gli alligatori. Tutto è natura. È una vista da nido dell’aquila, altissima. Le due tensioni del pianeta: la tecnologia e la natura. È un’occasione per avere un’esperienza esistenziale, per pensare a cosa sta succedendo, a quello che stai per fare davvero”.Occorrono otto terribili minuti e mezzo per salire dal Centro Spaziale Kennedy, in Florida, all’orbita iniziale sopra l’atmosfera terrestre. “Non mi piace il decollo”, ammette Story, “vorrei che fosse possibile qualcosa tipo «Tirami su, Scotty». Sei sdraiato sulla schiena, guardi in alto e non vedi altro che il cielo. Vibrazioni, rumori e paura che stai per morire”. Il rumore raggiunge i 137 decibel: il suono di un jet che decolla nelle vicinanze. Qualsiasi suono più forte non produce ascolto, ma dolore.
Il rumore diminuisce quando i razzi propulsori si staccano, ma il disagio fisico cresce finché una pressione di 3G incolla l’equipaggio ai sedili. Finalmente, il motore di lancio si spegne, lo Shuttle entra in orbita e in caduta libera. Gli astronauti, lo Shuttle e il telescopio stanno cadendo verso la Terra, ma quest’ultima si allontana da loro alla stessa velocità, per via della sua forma sferica. Quindi, gli astronauti e il telescopio sono sempre a 600 km dalla Terra, e viaggiano a una velocità di 30.000 km orari intorno a essa. Ma la sensazione è che gli astronauti e il telescopio stiano galleggiando, mentre la Terra ruota sotto di loro. Libri, matite e tutto ciò che non è stato assicurato con cinghie galleggia magicamente nell’aria. Il rumore e il disagio sono spariti.
A questa altezza il cielo è sempre nero, anche nei 45 minuti di luce diurna in cui lo Shuttle è sopra la faccia illuminata della Terra. A causa della luce riflessa, comunque, le stelle sono facilmente visibili solo quando lo Shuttle è sopra il lato oscuro. Per poter sfruttare al massimo il proprio corpo, l’equipaggio segue un programma basato sulle 24 ore terrestri.
Story paragona l’attesa dell’avvicinamento allo Hubble a quella per un evento olimpico: “Hai lavorato tantissimo per raggiungere un livello soddisfacente, e ora è arrivato il momento buono. Ci siamo”. Quando abbandona lo Shuttle per la sua prima camminata spaziale, si chiede: “Sono venti anni che lavoro affinché lo Hubble funzioni. Nella mia immaginazione, sto pensando alla coreografia. Va tutto bene?”.
Le riparazioni progrediscono: “È qualcosa di assolutamente magico. Il balletto più bello è fatto solo di polsi e mani. Ecco cosa impari nella caduta libera. Semplicemente, tocchi. Tocchi e osservi”. Anche quando le coppie di astronauti stanno lavorando intensamente durante una passeggiata spaziale, lo splendido sfondo dietro lo Hubble e lo Shuttle cattura la loro attenzione. “Non stai soltanto contando quante volte hai avvitato quel bullone. Con la coda dell’occhio stai vedendo, per esempio, la Shark Bay nell’Australia occidentale. La osservi per bene, e questo non interferisce in alcun modo con il tuo lavoro. Un luogo fantastico, baie a pettine create da onde alte otto metri. Nel nostro Paese non esistono. Questo lavoro richiede grandi sforzi, ma quello che secondo è me veramente meraviglioso è la capacità di lavorare a livelli infinitesimali e allo stesso tempo galleggiare in altri mondi. Avere i piedi per terra ed essere eterici; essere entrambe le cose o sapere quando essere l’una e quando l’altra: penso che questo sia il modo giusto di vivere”.
Alla quinta passeggiata spaziale, Story e Jeff Hoffman devono sostituire l’unità elettronica Solar Array Drive, un’operazione che non è stata concepita per essere effettuata nello spazio. “C’erano delle minuscole viti sciolte, di due o tre millimetri, che in assenza di gravità non facevano che volteggiare nell’aria”. Con una sola mano, per di più coperta da un guanto, Story cominciò a inseguirle. Ci vollero tre ore. “Questo lavoro fu al limite delle mie possibilità. La vittoria più grande fu quando mi chiamarono dicendomi che l’unità stava funzionando. Avreste potuto sentirmi fin sulla Terra… Non c’era bisogno della radio!”.
Story conclude raccontando l’altro aspetto magico dello stare nello spazio: la vista dal finestrino. “Quando hai una pausa, corri al finestrino. È un momento emotivo; è come stare in chiesa”.
Ci vengono mostrati fantastici panorami di nuvole, correnti oceaniche, catene montuose, vulcani, barriere coralline, crateri meteoritici, delta di fiumi, laghi, uragani, dune di sabbia, canali dendritici di fiumi, tempeste e aurore. Dal racconto di Story è evidente che egli ha guardato a lungo e intensamente la Terra, e con grande affetto.
Vediamo la nostra galassia, la Via Lattea, di profilo nel cielo estivo. “Stiamo cominciando a pensare a tutti noi come ad abitanti di un solo pianeta”, dice Story. “Alla fine, ci considereremo creature del sistema solare. Al di là, c’è la nostra galassia. Quella è la nostra casa”.
E l’ultima diapositiva, un tramonto su Houston: “E questa è la mia casa. Torno dal lavoro e mi trovo di fronte a questo. Ovunque guardi… L’universo intero è la nostra benedizione. Tutto ciò di cui hai bisogno è l’atteggiamento di un bambino. Dobbiamo fermarci, toccare, apprezzare. Apprezzare ciò che ci è stato dato e il processo di cui siamo parte”.
Più tardi, ho intervistato Story al Centro Spaziale di Houston. Mentre salivamo con l’ascensore, egli è stato assediato da una mezza dozzina di turisti con varie richieste e commenti. Mi è rimasto impresso un bambino che guardava Story a bocca aperta, come se non credesse ai suoi occhi. Arriviamo al Club, una balconata privata affacciata sull’atrio di ingresso, riservata agli astronauti e gli ufficiali della NASA. Per cominciare, chiedo a Story di parlarmi della sua carriera medica, che egli ha praticato in modo intermittente: «Che genere di chirurgia praticavi?».
«Chirurgia post-traumatica: proiettili, coltelli, incidenti d’auto. Sono andato a finire là perché era un lavoro che facevo saltuariamente, due o tre giorni al mese. Prendevo chiunque passasse attraverso la porta».
Gli chiedo se questa è stata una conseguenza della sua passione per la meccanica (egli ha cominciato a lavorare all’età di cinque anni con i trattori nella fattoria di famiglia). «Era simile a quello che stavo facendo nell’aerospazio. Liste di controllo, strumenti, cose meccaniche», risponde. «Si tratta semplicemente di essere dei bravi idraulici. Tuttavia, è un lavoro importantissimo. Devi muovere il sangue, l’aria. Punto. Una volta che hai finito con l’aria e il sangue, cominci a intervenire nel lungo termine. È sopravvivenza pura e semplice». Story non pratica più la chirurgia, anche perché, mentre si stava esercitando nella camera sotto vuoto, ha avuto dei sintomi di congelamento.
Quale parte gioca la sua paura della morte nelle missioni spaziali? «Essa arriva quando le cinture di sicurezza sono state allacciate e il conto alla rovescia è cominciato», risponde; «Per me è semplicemente una paura boia. Non mi piace correre tanti rischi. Vorrei avere un veicolo sicuro come Apollo, ma me ne devo fare una ragione: questo è ciò che devo fare per salire lassù.
Ho molto caro ciò che ho qui. Non voglio perderlo. Non ho paura di morire, ma la vita mi piace tantissimo e ho ancora tantissime cose da fare. È un discorso pratico; ci sono delle cose da finire. Ora non sarebbe il momento giusto per morire».

Congetturiamo su cosa accada dopo la morte e quale sia il significato delle esperienze di quasi-morte. Story afferma: «Anche le esperienze di quasi-morte in cui non hai subito ferite ti costringono a riflettere intensamente. Cominci a riconsiderare le cose. Ma io sostengo che dovremmo sempre vivere in quel modo. Io vivo con la morte tutto il tempo. Non è qualcosa di morboso o di deprimente. È solo un fatto. Noi stiamo andando verso la morte».
E qual è la vita spirituale di un uomo che ha visto tantissime volte la Terra dallo spazio?
«È una nuova esperienza della natura. Ti rende più umile. È armonia. È la Terra e il cielo. Ed è magia, ciò che vedi con gli occhi, e caduta libera, gravità zero. E il lavoro che devo fare per avere questa esperienza, è qualcosa di estremamente ricco.
Non è che ho avuto un’epifania o qualcuno mi ha dato un libro dove sono scritte tutte queste cose. La mia ricerca spirituale è molto intensa. Qual è un’etica giusta? Quali dovrebbero essere i nostri obiettivi? Questa è la mia ricerca, e il 99% della mia motivazione. Ecco perché di notte studio materie umanistiche.
Sto cercando, e la mia indagine è in costante evoluzione. Devo andare fuori nel mondo, dentro la natura. Devo cercare Dio o gli dei. Quindi, lo spirito mi viene incontro, ma devo cercarlo. Definirlo. Non mi viene portato su un vassoio d’argento, sai. Devo lavoraci su, metabolizzarlo. Si capisce cosa voglio dire?».

Rido: «Sì», e chiedo se c’è qualche pratica spirituale che ha provato. No, nelle sue letture si è imbattuto in qualcuna di esse e ha riconosciuto cose che già fa, come il sogno lucido. E che ne pensa di una pratica formale di meditazione? Story sa che sono un’insegnante di meditazione buddista e nell’intervista ha acconsentito a parlare di queste cose. Non è sicuro riguardo una pratica formale, ma accenna alle meraviglie che riesce a ottenere con la sua mente, al fatto che è in grado di raggiungere una mente completamente silenziosa, una lavagna bianca. Spiego che la meditazione buddista è diversa, che si avvicina a ciò che deve aver fatto durante le camminate spaziali.
Story ci pensa su: «Ma in tutti questi discorsi lo sfondo contestuale è sempre presente. Se consideri il tiro con l’arco zen, la pittura zen, il Tao… Ho letto quei libri. Quando penso al mio lavoro sull’Hubble come a un’arte, quando penso di fare un’arte del mio lavoro, sono presenti anche quelle cose lì».
Gli domando se c’è qualche attività quotidiana che lo porti più a contatto con la sua spiritualità, qualcosa che fa consapevolmente e di cui altrimenti sentirebbe la mancanza: «Scrivere, comporre poesie, qualsiasi sforzo creativo è molto vicino alla spiritualità. L’esercizio fisico è un’altra cosa, il sonno… Ma essa è sempre presente. Tutto ciò che ha a che fare con lo spazio; un’immagine dello Hubble. È semplicemente fantastico! O quando sono immerso nella natura, in qualche modo, quando la natura sta operando su di me. Abbandonarmi a qualsiasi tipo di esperienza…
Lo scorso weekend mi trovavo in Arizona. Trovarmi in cima a una collina, correre per la boscaglia, il mesquite, tutto ciò che è in mezzo al deserto… La lepre del Nord America, i coyote e il cervo… E il tramonto lassù, incredibile. Le montagne, il loro colore risso vivo, come lo avevo visto dallo spazio. È portentoso.
La natura ha un ruolo importante, come la creatività. Penso che per essere davvero creativi, bisogna uscire un po’ da se stessi. Devi scendere in luoghi che non frequenti spesso. L’estetica è il modo in cui conosci la verità sulla natura. Non esiste solo la scienza. La bellezza fa parte del mio modo di percepire e conoscere il mondo».

domenica 22 luglio 2012

jon lord

solo ora di ritorno dall'africa apprendo della morte di jon lord! lascia ai posteri una delle piu grandi intuizioni applicate alla musica contemporanea: organ hammond b3+ampi marshall=pure rock! non posso non dimenticare il concerto a riolo terme nel 1999.. non ho altro da aggiungere!


sabato 14 luglio 2012

14 luglio 1989

avevo 7 anni, non capivo nulla, anzi si capivo tutto = (guardavo già il telegiornale) c'era già buio, lo stereo di casa era impostato su radiorai (per la stereofonia mi disse picio) e la televisione su rai1. ricordo lucido. ma di quello spettacolo solo oggi riesco a decifrarne il significato!

il film dei film 4K

filmed over five years in twenty-five countries, SAMSARA is a new, non-verbal documentary from filmmakers ron fricke and mark magidson, the creators of BARAKA. It is one of only a handful of films shot on 70mm in the past forty years.
RELEASE DATES COUNTRYDATE
United States August 24, 2012, Germany August 23, 2012, United Kingdom August 31, 2012, Czech Republic October 25, 2012, Canada October, 2012, Australia & New Zealand December, 2012, Poland To Be Announced, Italy?

mercoledì 11 luglio 2012

la controtendenza

il buio che ci attende!

"Non credo che si riuscirà più a ricreare il clima magico del primo sbarco dell’uomo sulla Luna .Quella fiducia quasi ingenua nel progresso , figlia dello spirito della Nuova Frontiera Kennediana , non appartiene più alla nostra era globalizzata , carica di ansie e di paura del futuro . Si spera lo si possa ripetere un giorno con lo sbarco su Marte"
Tito Stagno


martedì 10 luglio 2012

il tempo

"E' l'orologio che ci comanda. Consumiamo il nostro tempo in anticipo quando è ancora in sospeso nel futuro e siamo tutti convinti di possedere il nostro tempo. In realtà, è il tempo che possiede noi."

sabato 7 luglio 2012

la nostra società oggi


fmi: grazie oliver per aver fatto chiarezza

schiavi del denaro, del fmi, della bce, del gruppo bieldelberg e di quei 90 ladroni che governano il mondo. siamo schiavi della nostra cultura. da istituzioni manovrate dai poteri economici e politici del cosiddetto nord del mondo. istituzioni atte a peggiorare le condizioni dei paesi poveri anziché adoperarsi per l'interesse generale. se solo nei media manipolati passassero le voci inascoltate di stiglitz (nobel per l'economia=forse ne sa qualcosa), chomskygraeber e bauman.. loro forniscono una serie dettagliata di esempi del ruolo nefasto di queste istituzioni, come la crisi finanziari asiatica e la transizione dall'economia pianificata al capitalismo in russia e nei paesi ex-comunisti dell'europa occidentale: i prestiti del fmi in questi paesi sono serviti a rimborsare i creditori occidentali, anziché aiutare le loro economie. inoltre il l'fmi ha appoggiato nei paesi ex-comunisti coloro che si pronunciavano per una privatizzazione rapida, che in assenza delle istituzioni necessarie ha danneggiato i cittadini e rimpinguato le tasche di politici corrotti e uomini d'affari disonesti. stiglitz osserva che i risultati migliori in materia di transizione sono stati conseguiti proprio da quei paesi, come la polonia e la cina (che non hanno seguito le indicazioni del fmi), mentre in asia il modello economico che ha permesso una massiccia crescita dell'economia di molti paesi si basa su un forte intervento statale, anziché sulle privatizzazioni. stiglitz sottolinea inoltre i legami di molti dirigenti del fmi con i grandi gruppi finanziari americani e il loro atteggiamento arrogante nei confronti degli uomini politici e delle élites del terzo mondo, paragonandoli ai colonizzatori di fine xix secolo convinti che la loro dominazione fosse l'unica opportunità di progresso per i popoli "selvaggi". negli anni '80 l'fmi assieme alla banca mondiale ha cercato di promuovere l'industrializzazione nell'africa sub-sahariana, talvolta ottenendo buoni risultati e spesso fallendo. Difatti in senegal le politiche neoliberiste di eliminazione dei protezionismi doganali hanno contribuito alla scomparsa di interi settori industriali. le critiche nei confronti dell'fmi hanno trovato un ulteriore argomento quando nel 2001 l'argentina (paese che i tecnici del fmi consideravano "l'allievo modello") è andata incontro ad una terribile crisi economica. l'fmi è stato accusato di avervi contribuito con le sue indicazioni o quantomeno di non aver fatto nulla per impedirla..

perfection


..durante il viaggio cosmico che, a quanto ci pare, stiamo intraprendendo, percorrendo l'autostrada sul pianeta chiamato "terra", capisco solo oggi che la correttezza porta serenità invece la perfezione solo tormenti!

lavoro: perche lottare ancora?

tutti mi chiedono perche il baffo? il baffo è protesta e massimo fini saggiamente qui sotto lo spiega:  
Elsa Fornero ha perfettamente ragione: non esiste alcun diritto al lavoro. Questo tipo di diritti, come quello alla salute o alla felicità, appartengono alle astrazioni della Modernità che nulla hanno a che fare con la vita reale. Sono diritti impossibili perché nessuno, foss’anche Domineddio, può garantirli. Esiste, quando c’è, la salute, non un suo diritto. Esiste, in rari momenti della vita di un uomo, un rapido lampo, un attimo fuggente e sempre rimpianto, che chiamiamo felicità, non il suo diritto. Così è inutile sancire il diritto al lavoro se in una società il lavoro non c’è. Ciò che in una società moderna possiamo pretendere è un’altra cosa: l’assicurazione, da parte della collettività, di una vita dignitosa anche per chi il lavoro non ce l’ha e non lo può trovare. L’articolo I della Costituzione afferma solennemente: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Questo articolo è espressione delle culture liberiste e marxiste che, assieme a quella cattolica (che peraltro del lavoro ha una concezione molto diversa) hanno contribuito a redigere la nostra Costituzione. Il lavoro diventa infatti un valore solo con la Rivoluzione industriale di cui queste culture, prettamente economiciste, sono figlie. Per Marx il lavoro è “l’essenza del valore”, per i liberisti è esattamente quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso “plusvalore”. In epoca preindustriale il lavoro non è un valore. Tanto che è nobile chi non lavora e artigiani e contadini lavorano per quanto gli basta. Il resto è vita. Non che artigiani e contadini non amassero il proprio mestiere (che è qualcosa di diverso dal “lavoro” tanto che c’è chi dubita che in epoca preindustriale esistesse il concetto stesso di lavoro come noi modernamente lo intendiamo – R. Kurz, “La fine della politica e l’apoteosi del denaro”), certamente lo amavano di più di un ragazzo dei call-center, di un impiegato, di un operaio che, a differenza del contadino e dell’artigiano, fanno un lavoro spersonalizzato e parcellizzato, ma non erano disposti a sacrificargli più di quanto è necessario al fabbisogno essenziale. Perché il vero valore, per quel mondo, era il Tempo. Il Tempo presente, da vivere “qui e ora” e non con l’ansia della “partita doppia” del mercante che disegna ipotetiche strategie sul futuro. Questa disposizione psicologica verso il lavoro era determinata dal fatto che in epoca preindustriale, come ho già avuto modo di scrivere, non esisteva la disoccupazione. Per la semplice ragione che ognuno, artigiano o contadino che fosse, viveva sul suo e del suo. E non doveva andare a pietire un’occupazione qualsiasi da quella bestia moderna chiamata imprenditore. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. In realtà, come ogni Paese industrializzato, è fondata sulla schiavitù. Perché siamo tutti, o quasi, come scriveva Nietzsche, degli “schiavi salariati”A differenza dell’artigiano e del contadino la nostra vita, la nostra stessa sopravvivenza, non dipende più da noi, ma dalla volontà e dagli interessi altrui. Il Primo Maggio noi celebriamo, senza rendercene nemmeno più conto, la Festa della nostra schiavitù. C’è da aggiungere che noi moderni abbiamo utilizzato nel peggiore dei modi le straordinarie tecnologie che pur proprio noi abbiamo creato. Oggi le macchine potrebbero lavorare per noi. Ma invece di utilizzarle per liberarci da questa schiavitù, costringiamo gli uomini, sostituiti dalle macchine, a cercare altri lavori, più infimi e disumani e sempre che li trovino. Ecco perché nasce il “diritto al lavoro”. Paradossale perché in realtà è un ‘diritto alla schiavitù’.
quindi la mia risposta è il baffo di protesta!

giovedì 21 giugno 2012

haight-ashbury 2.0


tornato dal mio pellegrinaggio in quel di SF mi ritrovo allo stesso punto di partenza. stesso vuoto di idee e di ideali. quindi anche senza seguire il nuovo guru di occupy citato da breeze sul suo blog evinco che purtroppo anche lui, disprezzando il denaro quanto me, non riesce a dare una prospettiva. una evoluzione di consapevolezza, una strada comune da percorrere. con estrema semplicità. tutti sono capaci dopo j.lennon a dire che viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l'amore, mentre la violenza e l'odio si diffondono alla luce del sole.. dopo haight-ashbury putroppo il nulla! quindi per oggi mi accontento di ascoltare grace potter & the nocturnals con il loro nuovo album che spakka troppo, troppo seventies, troppo janis! il mio punto di vista sugli states dopo 3729migliai 1468800minuti passati on the road lo trovate qui!

mercoledì 13 giugno 2012

a tutti quelli che mio chiedono cosa è faccialibro?

risponde don delillo per me: "Se riveli tutto, se metti a nudo ogni sentimento, se chiedi comprensione, perdi qualcosa di cruciale per il senso che hai di te stesso. Abbiamo bisogno di sapere cose che gli altri non sanno. È quello che nessuno sa di te che ti permette di conoscerti."
"La vita vera non si può ridurre a parole dette o scritte, nessuno può farlo, mai. La vita vera si svolge quando siamo soli, quando pensiamo, percepiamo, persi nei ricordi, trasognati eppure presenti a noi stessi, gli istanti submicroscopici...Diceva che la sua vita avveniva quando stava seduto a fissare una parete bianca, pensando alla cena. Una biografia di ottocento pagine è soltanto una sterile congettura...diventiamo quello che siamo sotto i pensieri che scorrono e le immagini indistinte, chiedendoci oziosamente quando moriremo. E' così che viviamo e pensiamo, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Sono questi i pensieri che ci arrivano senza filtro, mentre guardiamo fuori dal finestrino del treno, macchioline opache di panico meditativo."

grow the planet

lunedì 11 giugno 2012

CSI gallarate

la lunga attesa è finita!

sabato 9 giugno 2012

principio di incompetenza di l.j.peter

il saggio the peter principle è del 1969. il libro è incentrato sul principio di incompetenza, che evidenzia in chiave satirica il meccanismo della carriera aziendale:
«In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompetenza.»
«Con il tempo ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato incompetente per i compiti che deve svolgere.»
«Tutto il lavoro viene svolto da quegli impiegati che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.»
il principio è un caso speciale della generalizzazione:
«Ogni cosa che funziona per un particolare compito verrà utilizzata per compiti sempre più difficili, fino a che si romperà.»
questa teoria generale è stata osservata all'opera dal professor william r. corcoran durante le sue ricerche relative ai programmi di azioni correttive negli impianti nucleari. corcoran aveva evidenziato la tendenza ad utilizzare apparati, dimostratisi efficaci per un determinato lavoro, in compiti al di là del loro scopo, che si trattasse di aspirapolvere - al posto di sistemi di aspirazione - per aspirare fumi e sostanze tossiche, oppure uffici amministrativi - al posto di gruppi di lavoro con competenze specifiche - per la redazione dei piani di emergenza.
peter ha applicato il medesimo principio agli esseri umani.
in un'azienda dotata di una struttura organizzativa gerarchica, vengono promossi gli impiegati in base alla valutazione delle capacità dimostrate nello svolgere il lavoro che stanno facendo.
finché un impiegato si dimostra in grado di assolvere il suo compito, questi verrà promosso al livello immediatamente superiore, nel quale dovrà assolvere un compito differente. alla fine del processo, tale impiegato avrà raggiunto il proprio livello di incompetenza, ovvero la condizione in cui non è in grado di svolgere il compito assegnato e di conseguenza non ha più alcuna possibilità di essere promosso, ponendo fine alla propria carriera nell'organizzazione.
l'incompetenza non dipende dal fatto che la posizione gerarchica elevata è legata a compiti più difficili di quelli che l'impiegato è in grado di svolgere, ma più semplicemente perché i compiti sono di natura diversa da quelli svolti in precedenza e richiedono, di conseguenza, esperienze lavorative che l'impiegato solitamente non possiede.
ad esempio, un operaio tornitore che svolge il suo lavoro in modo eccellente sarà promosso caporeparto, posizione in cui non è più necessaria la bravura a manovrare il tornio ma è indispensabile la capacità di trattare con il personale sottoposto.

martedì 5 giugno 2012

il 7 luglio l'esperimento milgram su di me sarà terminato

interessante paragone di vita l'ho trovato grazie agli studi riguardanti la determinazione del comportamento individuale, da parte di un sistema gerarchico e autoritario che impone obbedienza. nel 1961 milgram condusse un celebre esperimento della durata di un'ora, presso i locali dell'interaction laboratory dell'università di yale, teso a verificare il livello di aderenza agli ordini impartiti da un'autorità, nel momento in cui tali ordini entrano in conflitto con la coscienza (un determinato stato interiore di un individuo che può in qualche modo descrivere e comunicare ad altri) e la dimensione morale (la condotta diretta da norme, la guida secondo la quale l'uomo agisce) dell'individuo. lo scopo dell'esperimento era quello di studiare il comportamento di soggetti a cui un'autorità (nel caso specifico uno scienziato) ordina di eseguire delle azioni che confliggono con i valori etici e morali dei soggetti stessi
contrariamente alle aspettative, nonostante i 40 soggetti dell'esperimento mostrassero sintomi di tensione e protestassero verbalmente, una percentuale considerevole di questi, obbedì pedissequamente allo sperimentatore. questo stupefacente grado di obbedienza, che ha indotto i partecipanti a violare i propri principi morali, è stato spiegato in rapporto ad alcuni elementi, quali l'obbedienza indotta da una figura autoritaria considerata legittima, la cui autorità induce uno stato eteronomico, caratterizzato dal fatto che il soggetto non si considera più libero di intraprendere condotte autonome, ma strumento per eseguire ordini. i soggetti dell'esperimento non si sono perciò sentiti moralmente responsabili delle loro azioni, ma esecutori dei voleri di un potere esterno. alla creazione del suddetto stato eteronomico concorrono tre fattori:
  • percezione di legittimità dell'autorità (nel caso in questione lo sperimentatore incarnava l'autorevolezza della scienza)
  • adesione al sistema di autorità (l'educazione all'obbedienza fa parte dei processi di socializzazione)
  • le pressioni sociali (disobbedire allo sperimentatore avrebbe significato metterne in discussione le qualità oppure rompere l'accordo fatto con lui).
grazie all'esperimento, milgram arriva a dimostrare che l'obbedienza dipende anche dalla ridefinizione del significato della situazione. ogni situazione è infatti caratterizzata da una sua ideologia che definisce e spiega il significato degli eventi che vi accadono, e fornisce la prospettiva grazie alla quale i singoli elementi acquistano coerenza.

lunedì 14 maggio 2012

chiuso per ferie!

questa brand new di john mayer ripercorre parte del nostro viaggio on the road.. saranno 17 giorni nel lato oscuro della luna senza comunicazioni radio (il mio nokia è dual band).. se riesco aggiornerà la mia entropia quotidiana altrimenti ci si rivede a giugno!

mercoledì 9 maggio 2012

PPP ma cosi attuale!

in attesa del mio trip nella civiltà dei consumi, inizio a produrre anticorpi per rimanere immune.
ringrazio fede ed internazionale per ricordarmi/ci i veri precursori. in biochimica infatti un precursore è una sostanza da cui ne viene prodotta un'altra, più attiva o più matura, attraverso il metabolismo. a volte il ricorso ad un precursore è necessario perché la sostanza attiva in quanto tale non è in grado di raggiungere il proprio bersaglio. proprio come nella realtà culturale contemporanea.
il significato etimologico deriva dal latino PRAECURSOREM da PRAE=avanti e CURSOREM = che corre, significando "colui che giunge prima di un altro per annunziarne la venuta". si intende quindi come precursore qualsiasi segnale od evento che ne preceda un altro e sia ad esso correlabile. i precursori sismici sono delle variazioni delle proprietà fisiche (precursori fisici), chimiche (precursori chimici) o di altro tipo che riguardano, tipicamente, l'ambiente dove avverrà il sisma. nulla come queste parole descrivono il sisma socioculturale che a a breve ci attenderà. grazie PPP.
era sera del 7 febbraio 1974 la rai tv trasmise un nuovo,
breve documentario della serie "Io e...", intitolato "Pasolini e ... la forma della città". nelle ultime immagini, mentre si chiudeva il documentario e dopo aver camminato nervosamente tra le dune di sabaudia, all'improvviso pasolini si fermò, esponendo alla telecamera il pallore di un volto sofferto e scavato, e denunciando con assoluta sincerità e asciutta drammaticità, decisamente inabituali per i telespettatori di allora (e di oggi) l'appiattimento culturale,la devastazione estetica
e l'imbarbarimento civile a cui ci avrebbe inevitabilmente portato la società dei consumi concepita dalla repubblica post-fascista e in generale da tutti i "regimi democratici" contemporanei.



lunedì 7 maggio 2012

dedicato a quei due

"Il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma sé stessi, sapendolo. Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre."
JFK

sabato 5 maggio 2012

prossimo esperimento

mi dice rob brezsny di questa settimana: una parte sei di fronte a un dilemma che probabilmente, per quanto ti sforzi, non potrai mai risolvere. dall’altra, sei coinvolto in una sfida stimolante che potresti benissimo superare. sei capace di distinguere tra le due cose? è il momento ideale per assicurartene. sarebbe sciocco continuare a cercare di sciogliere un nodo impossibile quando c’è un altro enigma che si arrenderà facilmente al tuo amore e alla tua intelligenza. vai dove sei desiderato. e dimissioni saranno!

martedì 24 aprile 2012

happiness

giustamente mi fanno notare che la curva esposta dalla autorevole lisa simpson è veritiera. ma devo dire che, ad oggi, dopo questo celestron 114 (per avere nuovi occhi e guardare lontano), questo lego space shuttle (per volare sempre più in alto) e questo planisfero national geographic (per tracciare l'ennesima e futura rotta) mi sento più felice, più intelligente ma anche più adolescente (e non trentenne)! aggiungo anche che così non avrò più bisogno di questa cosa che tutti mi invitano a munirmi, assillandomi, dicendomi che è di vitale importanza per comunicare, ma che non conosco: whatsapp!
rifiuto, spedisco al mittente e ribadisco che non ne ho bisogno. io ora per comunicare ho i miei tre giocattolini! tks

mercoledì 11 aprile 2012

the barbarian

..ieri che ebrezza, che trip nei seventies, che déjà vu! hammond a go go!

lunedì 9 aprile 2012

sabato 7 aprile 2012

dal 18 aprile.. (meglio tardi che mai)

dal 18 aprile si inizia ad eliminare la carne! non essendo più possibile tornare indietro a forme di allevamento rispettose dell'animale, come accadeva in secoli lontani, è meglio se abbandono il consumo di carne. grazie agli stimoli di enni e simone ho deciso! inoltre diciamo che anche gli ultimi dati incontrovertibili sulle conseguenze dirette o indirette dell'allevamento su larga scala di animali destinati alla macellazione mi hanno portato a questa radicalizzazione. nel mondo ci sono ormai più di un miliardo di bovini che occupano oltre il 20% dei territori. gli animali di solito mangiano erba, provocando la progressiva desertificazione di molte zone del pianeta. la cultura della carne non nasce da necessità di tipo biologico. è un tipico prodotto culturale, con valenze simboliche, che nasce insieme alla civiltà occidentale e che si collega strettamente a riti e festività di tipo religioso. ma oggi tutto questo sistema culturale è praticamente scomparso. oggi l'industria della macellazione ha sconvolto il nostro rapporto psicologico e simbolico con i bovini. d'altra parte le tradizioni culinarie più famose del mondo, quella italiana e quella francese, sono composte in buona parte da prodotti diversi dalla carne: formaggi, vegetali, pasta e così via. le bestie producono poi tonnellate di rifiuti organici che contribuiscono a inquinare le falde acquifere. e come ultimo passaggio della catena alimentare, finiscono nelle nostre pance, provocandoci varie malattie: diabete, infarto, tumori. premetto che non me ne frega nulla di vivere a lungo, anzi mi mancano 10 anni circa alla saturazione. vorrei ricordare a tutti che il corpo umano è stato "progettato" per vivere circa 40 anni. tutto quello che accade oltre è materia di studio per ricercatori e dottori. detto questo non credo che abbandonare la carne sia uno sconvolgimento così disastroso come viene presentato e ad ogni modo è giusto vivere fino a quando si muore! :-P

martedì 3 aprile 2012

auriparis

è ufficiale ora ho un amica che vive nella banlieue. diciamo che il film intouchables aveva reso bene l'idea della realtà difficile della periferia. ma rivedendo auritauri ho toccato (l'ho toccata) con mano questo disagio. denoto con piacere comunque che questa ragazza della banlieue studia a sciences-po. giocoforza per la storia e per il prestigio di quel luogo di studio nonchè le personalità che ha sfornato si evince che:
banlieue + sciencespo = auri prossimo sindaco di ibiza!

giovedì 22 marzo 2012

the lady

art.18 = 2,7 milioni di esseri umani basteranno ancora nel 2012?

circo massimo folla oceanica di circa tre milioni di esseri umani. una delle maggiori manifestazioni italiane del dopoguerra. stessa emozione che provai al telecomcerto dei genesis nel 2006 anche se la erano solo mezzo milione di esseri umani o quella del 2008 salva italia assieme al compagno yari della sezione triestina.