turpiloqui d'ecolalia di un ibseniano apprendista hippy, nichilista, onironauta avente memoria eidetica. prigioniero dell'incomprensibile realtà e dell'architettura neurale. ora sulla luna, salpato nei '60 con il saturnoV, si dirigerà verso eta carine. con dromomania e serendipità solcherà l'universo infinito alla ricerca de: singolarità, indizi su energia oscura e l'antimateria, soluzioni sulla teoria delle stringhe e qualcuno che gargantuescamente riesca a stupirmi!
domenica 17 ottobre 2010
heinsenberg
"..è probabilmente vero in linea di massima che nella storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso ai punti di interferenza tra due diverse linee di pensiero. queste linee possono avere le proprie radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in tempi diversi e in ambienti culturali diversi o di diverse tradizioni religiose; perciò, se esse realmente s'incontrano, cioè, se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine a un'effettiva interazione, si può allora sperare che possano seguirne nuovi e interessanti sviluppi.."
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RispondiEliminaBasta lasciare la mente e il proprio sentire "aperti" e in modalità "ricerca serafica"....per farli attraversare da ogni genere di "corrente" di pensiero, di esperienza, di immaginazione, di forma, di colore, di profuno....
“Albert Einstein trascorse gli ultimi trent'anni della sua vita alla ricerca spasmodica di una cosiddetta "teoria unificata di campo", cioè di una teoria in grado di descrivere le forze della natura all'interno di un quadro unitario, coerente e onnicomprensivo. La spinta non gli veniva da quelle motivazioni che di solito pensiamo accompagnino le imprese scientifiche, come il tentativo di spiegare un certo insieme di dati sperimentali. Al contrario, Einstein era visceralmente convinto che arrivare a comprendere l'universo al livello più profondo avrebbe rivelato la vera meraviglia del creato: la semplicità e la forza delle leggi su cui è fondato. Voleva disvelare il funzionamento dell'universo con una chiarezza mai vista, e farcelo contemplare attoniti in tutta la sua bellezza ed eleganza. Einstein non realizzò mai il suo sogno, soprattutto perchè aveva in mano delle pessime carte con cui giocare: ai suoi tempi, molti fatti essenziali relativi alla materia e alle forze della natura erano sconosciuti o poco compresi. Ma negli ultimi cinquant'anni, i fisici delle nuove generazioni- pur tra mille passi falsi e vicoli ciechi- hanno aggiunto nuovi mattoni all'edificio delle scoperte precedenti, mettendo insieme una conoscenza ancora più profonda del funzionamento dell'universo. Oggi, molto tempo dopo l'infruttuosa ricerca di Einstein, i fisici pensano di aver trovato una cornice entro cui sistemare le loro idee in un quadro coerente, un'unica teoria che, in linea di principio, è in grado di descrivere ogni fenomeno. La cosiddetta teoria delle superstringhe.[...]
Gli antichi Greci ipotizzarono che la materia di cui l'universo è composto fosse costituita di minuscole parti indivisibili, che chiamavano atomi ( "non tagliabili"). Pensavano che la varietà degli oggetti risultasse dalla combinazione di un piccolo numero di parti fondamentali proprio come la grande quantità delle parole è formata a partire da poche lettere di un alfabeto.[…]
Per un po’ si pensò a protoni, neutroni ed elettroni come ai veri “atomi” Greci. Ma nel 1968, i fisici che lavoravano all’acceleratore lineare di Standford, grazie alle nuove tecnologie a loro disposizione, scoprirono che protoni e neutroni non sono fondamentali: ognuno è formato da tre particelle, dette quark ( un nome senza senso scovato dal fisico teorico Murray Gell-Mann nelle pagine del “Finnegan’s Wake” di Joyce) ”. ( Brian Green, L’universo elegante, 2000)
“Opera ‘leggendaria’ della letteratura novecentesca, l’ultimo romanzo di Joyce costituisce l’esito di una ricerca volta a cogliere, a livelli di sempre maggiore complessità, l’essenza più segreta del reale. Messi da parte gli schemi narrativi del romanzo realistico e psicologico ottocentesco e lasciato cadere anche il suo ultimo residuo, l’identità dei personaggi, Joyce da nuove immagini al mito forse più ancestrale, quello della ciclicità della vita: nascita, ascesa, caduta, rinascita; e costruisce con ciò, una sorta di “suprema sintesi verbale del creato”, un edificio tanto incomprensibile alla superficie quanto rigoroso nel profondo. Personaggi, cose , luoghi e opere entrano in fusione, subiscono metamorfosi e si richiamano reciprocamente; a livello di linguaggio, le parole e le loro combinazioni, contaminate e deformate, si trasformano in punti iridescenti, in occasioni, ogni volta rinnovate, per il gioco immaginativo; ancor più radicalmente, scompare una netta linea di demarcazione tra forma e contenuto.[…] Nelle prime cento pagine è pienamente realizzata l’
RispondiEliminaEpifania di Ognuno.” ( Giorgio Melchiori, introduzione a Finnegans Wake Here Comes Everybody, 1939 )
“ I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono, ma come servono gli ascensori che ci riportano in su facendoci risparmiare le scale. L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell’ ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli.[…] A volte anche una sola parola, un gesto possono bastare a far cambiare direzione a una vita e tanti[..]. Solo un’intuizione, visto che non ho bisogno di credere, di avere fede, di essere sicuro di nulla. Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta.” ( Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, 2004)
" Bisogna che l'ALTRO ci precipiti nell'evidenza nuova/ di punti di vista imprevedibili,/ spazzando via l'idolatria dei luoghi comuni,/ nati dalle pretese dei nostri punti di vista. ( Marc-Alain Ouaknin )
Qualsiasi via è solo una via, e non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nell'abbandonarla, se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto una domanda. Questa via ha un cuore? Se lo ha, la via è buona. Se non lo ha, non serve a niente ( Carlos Castaneda, Gli Insengamenti di Don Juan, 1968 )
RispondiEliminaQuesto a mio giudizio è un saggio metro per "scandagliare" qualsiasi modalità di conoscenza.