..oggi nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’11 settembre 2001 voglio scrivere, per contro, qualcosa di molto più vicino a noi e al nostro "stato" di malessere delle società occidentali cosiddette avanzate "civilizzate". più precisamene, tirando in ballo i 185 milioni di morti per guerre, rivoluzioni, lotte, massacri, genocidi, oppressioni e dittature dettagliati nelle cifre dell’agghiacciante atlante storico del ventesimo secolo di matthew white, ed equamente distribuiti fra capitalismo e comunismo. questi dati cosa sono a confronto delle 3mila innocenti vittime settembrine o dei 23mila (soldati occidentali, talebani e civili) in afganistan + 45mila (soldati occidentali, curdi, iracheni e civili) in iraq? ..ecco allora che il significato della parola morte assume un valore molto diverso per latitudine longitudine nonché lasso temporale. senza tralasciare i 35mila bambini che muoiono ogni giorno per fame, povertà e malattie facilmente curabili.
mi fermo subito. da saggio provocatore, quale sono, tiro le redini per arrestare la mia foga che da sempre va in direzione ostinata e contraria. mi fermo perché il mio compito resta sempre quello di porre domande e seminare dubbi. non ho alcuna certezza in cui credere.
queste ultime parole scritte in grassetto non sono parole negative. anzi sono sinonimo di lotta. una lotta che vorrei fosse portata avanti da tutti. rincorrendo la speranza, gioia e la virtù. lottare per un mondo migliore. tutti assieme. tutti assieme a rincorrere valori come la solidarietà e l'amicizia. valori che indirettamente implicano la cosa che oltre alla vita ci rende unici su questo pianeta. quella parola che odio tanto scrivere in quanto sentimento soggettivo ma pregnante proprio perché sorretto da altri aggettivi che lo rendono una delle cose più gargantuescamente elevate che l'essere umano può provare.
la mia riflessione di oggi è relativa al lavoro. ai nostri stili di vita impregnati di ore ed ore al servizio di chi? di cosa? ore ed ore a rincorrere la crescita? ma cos'è questa crescita? serve per caso a fare delle guerre a portare altri morti? può essere progresso questo? no, non può esserlo, perché il progresso è un avanzamento di sviluppo delle discipline tecnologiche, sociali, economiche e delle condizioni umane. indirettamente del benessere. oggi solo noi siamo i pochi fortunati di quella lotteria che è la vita fatta di nutrizione coatta che degenera nell'anoressia ma anche nell'obesità!
da oggi voglio iniziare ad essere improduttivo. a credere nelle decrescita di s.latouche. un sistema economico ecologista, anticapitalista, umanista ed anticonsumista. a dire il vero mi sforzo. ci provo. giorno dopo giorno. putroppo mi rendo conto che resto schiavo.
quello che chiedo a voi è solo di inziare assieme a cercare la speranza.
quello che mi chiedo invece è: dove si trova il progresso di vita degli esseri umani?
schiavi di un sistema che logora. un sistema che priva tutti di vivere di meno e ci condanna ad esistere di più. non parlo a titolo personale. forse in parte si, ma parlo di persone a me vicine. private di vivere le vibrazioni che la vita gli sta per offrire. causate da altri esseri umani in nome del profitto e della crescita. purtroppo una crescita solo esteriore e non interiore. una crescita individualista che ci sta portando verso qualcosa di negativo. un oblio. come si fa a rubare la vita agli esseri umani in cambio del cibo, del letto, dell'auto? come si fa a costruire la vita? serve un segnale, una sveglia. spezzare l'incantesimo tutti assieme. questo è il mio sogno.
come sempre sono accusato di essere un pessimista nichilista cronico. può anche essere vero. ma recentemente e "ad oggi" trovo solo speranza nel guardare più lontano, come newton, perché sono sulle spalle di giganti. la spalla è la scienza ed i giganti sono le grandi menti che mi stimolano a guardare verso l'universo. quello che è sopra la mia testa. 35000 piedi sono pochi ma ancora, anche oggi, in direzione sharm, mi avvicinano sempre di più a questa immensità. l'unica che ad oggi mi da ancora qualche speranza e scorre nella mia linfa umana.
i Led zeppelin in una loro nota canzone,affermavano che le parole hanno due significati. in una lettura più ampia si puó tranquillamente affermare che esistono "morti" e "morti sacrificabili". eppure la morte non dovrebbe essere sempre quella?vestita di nero con lo sguardo scheletrico,pronta a calare democraticamente la sua falce su di noi.
RispondiEliminaLa nostra società malsana e agonizzante ci ha insegnato che un morto di quella tragedia americana vale molto di più di un un bambino che muore sotto il peso delle bombe. questo perché il primo rappresenta una perdita per la società dei soldi, del potere e della crescita economica.
Non c'è nulla di giusto in tutto questo,ti fa solo venire voglia di urlare, ma cosa possiamo aspettarci quando le prime pagine dei giornali sono invase dalla notizia sulla gara per il PIL tra Cina Giappone e Usa?
L'evoluzione dell'uomo è finita con la graduale scomparsa delle civiltà antiche,quelle che vivevano guardando il cielo,studiando l'universo, ponendo come baricentro della vita il benessere dell'individuo.Con la scomparsa di queste popolazioni e tribù è iniziato il declino verso l'ignoto.
A questo punto mi nasce una domanda, quello che stiamo vivendo è solo un effetto collaterale della nostra evoluzione tecnologica o è il risultato di una sbagliata direzione verso cui sono stati diretti i nostri sforzi e le nostre scoperte?
Non lo sapremo mai finché questa societá non crollerà, il cronometro è scattato tanto tempo fa ma non sappiamo quando raggiungerà lo zero.Fino a quel momento saremo tutti schiavi e anche quì come per le morti ci sonono due tipi di schiavi: quelli consapevoli,che fanno il possibile per lottare e quelli che invece continueranno ad esistere senza sapere che stanno perdendo la vita.
Nessuno puó avere il diritto di farci esistere togliendoci la vita,la gioia di una passeggiata in mezzo alla natura, di un viaggio, di una vita felice con una persona che amiamo.