ogni qualvolta questa domanda mi viene posta mi ritorna in mente f. todescan il mio prof. di storia delle dottrine politiche. luminare patavino detto il sandricense. un misero 26/30 fu il verdetto ma quell'esame rimase dentro di me. ad oggi ricordo ogni singola lezione e per spirito ludico sovente mi diletto con il mio amico/compagno d'università c. alessando nel rimmembrare le vicissitudini quotidiane del sandricense.
tornando alla domanda postami ieri sera da due miei cari amici provo a rispondere qui sotto senza pretendere di avere la verità in tasca ma pretendendo di abusare saccentemente dell'unica cosa che ci può aiutare: la conoscenza storica associata al metodo scientifico. purtroppo non riesco ad essere breve e chi mi viene in aiuto ovvero i riferimenti bibliografici (la parte finale è tratta dal libro di jacques fresco realtivo al venus project) di filosofi e studiosi potrebbero rendere la lettura peggio di una supposta o meglio ancora prolissa, peggio di una predica della messa domenicale.
buona lettura.
buona lettura.
l’uso della scienza e del metodo scientifico, nonostante sia considerato freddo e senza cuore, in realtà rappresenta una delle più profonde scoperte spirituali che abbiamo mai conosciuto. niente più del metodo scientifico si preoccupa di questo, poiché il suo apporto si è dimostrato benefico e rivoluzionario per l’intera umanità. molte persone guardano allo straordinario altruismo di madre teresa di calcutta con grande rispetto e riverenza, ma pochi riescono vedere alexander fleming, l’uomo che ha scoperto la penicillina, nella stessa romantica maniera. la penicillina ha salvato un numero di persone dalla morte infinitamente più grande di qualunque opera di carità o organizzazione benefica. il punto è che la scienza e la tecnologia sono la divinità in azione.
qualche anno fa per l'appunto parlando dell'uomo e dei suoi comportamenti durante il corso della storia il mitico todescan tirò in ballo il "buon selvaggio". quello del “buon selvaggio” è un mito basato sulla convinzione che l'uomo in origine fosse un "animale" buono e pacifico, solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso. il concetto di "buon selvaggio" si rifà a un'idea di umanità sgombra dalla civiltà: la normale essenza di uomo senza impedimenti. tale concetto incarna la convinzione che senza i freni della civilizzazione gli uomini siano essenzialmente buoni.
un po di storia:
attorno al 15esimo secolo gli stati europei iniziarono ad espandersi oltremare, inizialmente in africa ed in seguito in asia e nelle americhe. generalmente cercavano risorse minerarie. in molti casi i colonizzatori uccisero i popoli indigeni, in altri casi la gente veniva incorporata in questi stati in espansione fungendo da forza lavoro. sebbene gli europei riconoscessero che queste popolazioni fossero esseri umani, non avevano intenzione di trattarli come loro eguali politicamente o economicamente, ed anzi iniziarono a riferirsi a loro come inferiori socialmente e psicologicamente. con questo ed altri pensieri similari, gli europei svilupparono una nozione de "il primitivo" e "il selvaggio" che da un lato legittimò il genocidio e l'etnocidio, e dall'altro la dominazione europea. questo ragionamento si estese ai popoli dell'africa, dell'asia e dell'oceania mentre il colonialismo europeo, il neocolonialismo e l'imperialismo si espandevano.
l'idea del "buon selvaggio" può essere servita, in parte, come tentativo di ristabilire il valore degli stili di vita indigeni e delegittimare gli eccessi imperialistici, definendo gli uomini "esotici" come moralmente superiori, in modo da controbilanciare le inferiorità politiche ed economiche percepite. le qualità del "buon selvaggio" spesso comprendono: vivere in armonia con la natura, generosità e altruismo, innocenza incapacità di mentire, fedeltà, salute fisica, disdegno della lussuria, coraggio morale, intelligenza "naturale" o saggezza innata e spontanea. ovvero valori che socialmente oggi non riusciamo a scorgere nella nostra modernità liquida, tirando in ballo zygmunt bauman.
un po di storia:
attorno al 15esimo secolo gli stati europei iniziarono ad espandersi oltremare, inizialmente in africa ed in seguito in asia e nelle americhe. generalmente cercavano risorse minerarie. in molti casi i colonizzatori uccisero i popoli indigeni, in altri casi la gente veniva incorporata in questi stati in espansione fungendo da forza lavoro. sebbene gli europei riconoscessero che queste popolazioni fossero esseri umani, non avevano intenzione di trattarli come loro eguali politicamente o economicamente, ed anzi iniziarono a riferirsi a loro come inferiori socialmente e psicologicamente. con questo ed altri pensieri similari, gli europei svilupparono una nozione de "il primitivo" e "il selvaggio" che da un lato legittimò il genocidio e l'etnocidio, e dall'altro la dominazione europea. questo ragionamento si estese ai popoli dell'africa, dell'asia e dell'oceania mentre il colonialismo europeo, il neocolonialismo e l'imperialismo si espandevano.
l'idea del "buon selvaggio" può essere servita, in parte, come tentativo di ristabilire il valore degli stili di vita indigeni e delegittimare gli eccessi imperialistici, definendo gli uomini "esotici" come moralmente superiori, in modo da controbilanciare le inferiorità politiche ed economiche percepite. le qualità del "buon selvaggio" spesso comprendono: vivere in armonia con la natura, generosità e altruismo, innocenza incapacità di mentire, fedeltà, salute fisica, disdegno della lussuria, coraggio morale, intelligenza "naturale" o saggezza innata e spontanea. ovvero valori che socialmente oggi non riusciamo a scorgere nella nostra modernità liquida, tirando in ballo zygmunt bauman.
succesivamente nel 18esimo secolo si dibatteva su questo concetto di potere tra voltaire e rousseau, che sono la contrapposizione fra il vecchio romanticismo e la nuova era dei lumi. rousseau invece come ricorda todescan descrive lo stato di natura (con l'uomo al suo interno) come la situazione felice dove abitavano i buoni selvaggi. sia hobbes che locke e spinoza nel parlare dello stato di natura dicono che è esistito in america intendendola come “il luogo non luogo”. l’america era già stata scoperta da un secolo ma cosa ci fosse realmente in quel paese era affidato ai racconti molto romanzati dei viaggiatori; l’immagine che si era concretizzata nella letteratura del ‘600 era quella dell’indio, descritto come un uomo fondamentalmente buono ma selvaggio. lo stato di natura è come quello che vivono o hanno vissuto i buoni selvaggi dell’america. da un punto di vista teoretico l’espressione “buon selvaggio” presenta due parole in conflitto tra di loro (ossimoro), una positiva (buono) e una negativa (selvaggio). rousseau era un pessimista come hobbes o un ottimista come locke? in che senso l’abitante dello stato di natura è buon selvaggio? per rousseau solo se rimane selvaggio, cioè se ne sta per conto suo, ma quando l’uomo incontra gli altri uomini comincia un processo di degenerazione. questa idea di uomo buono solo se è da solo è una bontà abbastanza sui generis e negativa, cioè una bontà di non fare il male. è una bontà ambigua. quindi da qui si evince l'idea dell'uomo cattivo dal punto di vista filosofico.
oggi:
nel ventesimo secolo poi, il concetto del buon selvaggio arrivò ad essere visto come irreale e condiscendente. poiché era basato su certi stereotipi, venne considerato come una forma di razzismo, anche quando rimpiazzava il precedente stereotipo del selvaggio sanguinario. addirittura ieri stanley kubrick, i cui film contengono forti commenti sulla natura umana, rigettò l'idea del buon selvaggio: “l'uomo non è un buon selvaggio, è un cattivo selvaggio. è irrazionale, brutale, timoroso, stupido, incapace di essere oggettivo quando i suoi interessi sono coinvolti. ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una falsa visione della natura dell'uomo e probabilmente un'idea destinata a fallire”
ora se affrontiamo un periodo successivo caratterizzato da un grado di conoscenza superiore possiamo dire tranquillamente che seguendo il solito percorso dell'evoluzione umana basato su logica, linguaggio e scienza arriviamo finalmente al metodo scientifico che ad oggi anno 2011 ci dice: la natura ha le sue leggi, e non ha la capacità di riconoscere o prendersi cura di qualunque cosa tu o chiunque altro crediate vera. data questa realtà per certa è nel nostro interesse imparare e allinearci il più possibile con la natura. nuotare in accordo con la corrente dell’oceano è più` facile che combatterla...il miglior modo per scoprire e applicare le leggi della natura si chiama: metodo scientifico. il metodo scientifico fondamentalmente si articola in tre punti: riconoscere una nuova idea o problema che ha bisogno di essere risolto. l’utilizzo del ragionamento logico per creare un’ipotesi, considerando tutta l’informazione disponibile. mettere alla prova le ipotesi nel mondo fisico attraverso l’osservazione. tradotto nella parole di stuart chase: “il metodo scientifico riguarda il come le cose succedono, non come dovrebbero succedere". il metodo scientifico non si basa solo su laboratori, acceleratori di particelle e nemmeno righelli; è un modo di osservare le cose, un modo di ottenere dal mondo esterno una conoscenza solida, che non si muova continuamente come le porte da cricket di alice nel paese delle meraviglie.
l’investigazione scientifica è ciò che ha permesso alla specie umana di avere comprensione di se stessa e del mondo fisico.
oggi:
nel ventesimo secolo poi, il concetto del buon selvaggio arrivò ad essere visto come irreale e condiscendente. poiché era basato su certi stereotipi, venne considerato come una forma di razzismo, anche quando rimpiazzava il precedente stereotipo del selvaggio sanguinario. addirittura ieri stanley kubrick, i cui film contengono forti commenti sulla natura umana, rigettò l'idea del buon selvaggio: “l'uomo non è un buon selvaggio, è un cattivo selvaggio. è irrazionale, brutale, timoroso, stupido, incapace di essere oggettivo quando i suoi interessi sono coinvolti. ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una falsa visione della natura dell'uomo e probabilmente un'idea destinata a fallire”
ora se affrontiamo un periodo successivo caratterizzato da un grado di conoscenza superiore possiamo dire tranquillamente che seguendo il solito percorso dell'evoluzione umana basato su logica, linguaggio e scienza arriviamo finalmente al metodo scientifico che ad oggi anno 2011 ci dice: la natura ha le sue leggi, e non ha la capacità di riconoscere o prendersi cura di qualunque cosa tu o chiunque altro crediate vera. data questa realtà per certa è nel nostro interesse imparare e allinearci il più possibile con la natura. nuotare in accordo con la corrente dell’oceano è più` facile che combatterla...il miglior modo per scoprire e applicare le leggi della natura si chiama: metodo scientifico. il metodo scientifico fondamentalmente si articola in tre punti: riconoscere una nuova idea o problema che ha bisogno di essere risolto. l’utilizzo del ragionamento logico per creare un’ipotesi, considerando tutta l’informazione disponibile. mettere alla prova le ipotesi nel mondo fisico attraverso l’osservazione. tradotto nella parole di stuart chase: “il metodo scientifico riguarda il come le cose succedono, non come dovrebbero succedere". il metodo scientifico non si basa solo su laboratori, acceleratori di particelle e nemmeno righelli; è un modo di osservare le cose, un modo di ottenere dal mondo esterno una conoscenza solida, che non si muova continuamente come le porte da cricket di alice nel paese delle meraviglie.
l’investigazione scientifica è ciò che ha permesso alla specie umana di avere comprensione di se stessa e del mondo fisico.
tornado alla nostra domanda e citando jacques fresco possiamo affermare che la natura umana sarebbe la motivazione per cui gli uomini sono intrinsecamente competitivi, avidi ed egoisti, il che implica che a prescindere di quanto le cose siano ben organizzate tecnicamente, nella società ci saranno sempre persone "corrotte" che vorranno sfruttare gli altri e cercheranno il potere.
la natura umana è definita come: quegli attributi psicologici condivisi all’interno della razza umana che si presume siano condivisi tra tutti gli esseri umani. quindi, l’implicazione del termine è indiscutibilmente di carattere psicologico, ossia riguarda quei comportamenti che sono in qualche modo predeterminati nella persona. siamo cioè teoricamente nati con inclinazioni psicologiche innate.
la natura umana è definita come: quegli attributi psicologici condivisi all’interno della razza umana che si presume siano condivisi tra tutti gli esseri umani. quindi, l’implicazione del termine è indiscutibilmente di carattere psicologico, ossia riguarda quei comportamenti che sono in qualche modo predeterminati nella persona. siamo cioè teoricamente nati con inclinazioni psicologiche innate.
è facile osservare come questo tipo di assunzione si sia concretizzata, se si studia la storia della specie umana come si è sviluppata fino al giorno d’oggi, osserviamo un’interminabile serie di guerre, genocidi, conquiste e abusi di potere. dato che questo è il modello che noi riconosciamo... è facile convincersi che questa sia la natura umana o istinto che ci porta a comportarci in modi che sono ricorrenti nell’arco della storia.
ciò che definiamo come comportamento criminale è stato un punto di studio importante nel campo della psicologia per lungo tempo. è nel patrimonio genetico di un individuo la ragione che lo rende un così detto criminale, o è l’ambiente in cui si vive che determina ciò? questa è la questione vecchia di secoli della natura contro l’educazione.
l’intero concetto di criminalità è temporale e relativo come i valori di una cultura e i concetti di moralità. appena 600 anni fa, gli aztechi eseguivano sacrifici umani per i loro dei, spesso uccidendo decine di migliaia di persone alla volta. era questa un’attività criminale? per noi, forse, ma per loro quella era un’usanza socialmente accettata. cosa dire delle generazioni e generazioni che hanno accettato la schiavitù? nella società moderna sarebbe illegale trattenere qualcuno in schiavitù e sfruttarlo con la forza per lavorare senza una paga. è un criminale qualcuno che ruba del cibo per la propria famiglia affamata?
ciò che definiamo come comportamento criminale è stato un punto di studio importante nel campo della psicologia per lungo tempo. è nel patrimonio genetico di un individuo la ragione che lo rende un così detto criminale, o è l’ambiente in cui si vive che determina ciò? questa è la questione vecchia di secoli della natura contro l’educazione.
l’intero concetto di criminalità è temporale e relativo come i valori di una cultura e i concetti di moralità. appena 600 anni fa, gli aztechi eseguivano sacrifici umani per i loro dei, spesso uccidendo decine di migliaia di persone alla volta. era questa un’attività criminale? per noi, forse, ma per loro quella era un’usanza socialmente accettata. cosa dire delle generazioni e generazioni che hanno accettato la schiavitù? nella società moderna sarebbe illegale trattenere qualcuno in schiavitù e sfruttarlo con la forza per lavorare senza una paga. è un criminale qualcuno che ruba del cibo per la propria famiglia affamata?
molti psicologi e genetisti del comportamento oggi cercano di identificare questa soggettività restringendo le supposte tendenze criminali a definizioni come comportamenti antisociali, impulsivi e aggressivi...considerando quanto ampie e suscettibili d’interpretazione queste caratterizzazioni possano essere. catalogano ed esaminano anche i cosiddetti disordini della personalità, come la borderline, schizofrenica o ossessiva.
l’idea che le strutture genetiche delle persone siano le cause per il cosiddetto comportamento criminale divenne popolare all’inizio del 19esimo secolo. vennero perfino eseguite operazioni eugenetiche sotto forma di sterilizzazioni per ridurre in numero di criminali, idioti, imbecilli e stupratori presenti nella società. al momento, i genetisti del comportamento oggi ammettono che nessuno fino ad oggi ha mai trovato un gene criminale. piuttosto, il loro lavoro ora tende a focalizzarsi sulle modalità d’interazioni delle sostanze neurochimiche a livello cerebrale, insieme a osservazioni che riguardano famiglie, gemelli, e adozioni. cominciando con gli studi d’osservazione comportamentale, si è ben dimostrato che la famiglia e studi su gemelli cresciuti insieme (esposti per quanto possibile a stesse condizioni ambientali) sono metodi insufficienti per lo studio del comportamento genetico. questi metodi vengono disturbati dai fattori ambientali, poichè i membri della famiglia condividono un ambiente comune. tuttavia, le ricerche eseguite su gemelli cresciuti separatamente sembrano essere basate su metodi più attendibili, poichè i rispettivi ambienti di crescita sono diversi dagli originari ambienti familiari. oggi, i più citati studi in supporto alla teoria che colleghi le basi genetiche a tendenze di comportamento e di disordine della personalità vengono proprio dallo studio su gemelli cresciuti in ambienti differenti.
anche se quest’ultimo studio sembra elimini i problemi delle reciproche influenze ambientali, e specificatamente degli schemi familiari; questo metodo è comunque disturbato dal fatto che i gemelli crescono in ambienti molto simili dal punto di vista sociale, economico e culturale.
per esempio, uno dei più famosi studi su gemelli cresciuti separati citato spesso come "studio del minnesota".
l’idea che le strutture genetiche delle persone siano le cause per il cosiddetto comportamento criminale divenne popolare all’inizio del 19esimo secolo. vennero perfino eseguite operazioni eugenetiche sotto forma di sterilizzazioni per ridurre in numero di criminali, idioti, imbecilli e stupratori presenti nella società. al momento, i genetisti del comportamento oggi ammettono che nessuno fino ad oggi ha mai trovato un gene criminale. piuttosto, il loro lavoro ora tende a focalizzarsi sulle modalità d’interazioni delle sostanze neurochimiche a livello cerebrale, insieme a osservazioni che riguardano famiglie, gemelli, e adozioni. cominciando con gli studi d’osservazione comportamentale, si è ben dimostrato che la famiglia e studi su gemelli cresciuti insieme (esposti per quanto possibile a stesse condizioni ambientali) sono metodi insufficienti per lo studio del comportamento genetico. questi metodi vengono disturbati dai fattori ambientali, poichè i membri della famiglia condividono un ambiente comune. tuttavia, le ricerche eseguite su gemelli cresciuti separatamente sembrano essere basate su metodi più attendibili, poichè i rispettivi ambienti di crescita sono diversi dagli originari ambienti familiari. oggi, i più citati studi in supporto alla teoria che colleghi le basi genetiche a tendenze di comportamento e di disordine della personalità vengono proprio dallo studio su gemelli cresciuti in ambienti differenti.
anche se quest’ultimo studio sembra elimini i problemi delle reciproche influenze ambientali, e specificatamente degli schemi familiari; questo metodo è comunque disturbato dal fatto che i gemelli crescono in ambienti molto simili dal punto di vista sociale, economico e culturale.
per esempio, uno dei più famosi studi su gemelli cresciuti separati citato spesso come "studio del minnesota".
348 paia di gemelli furono studiati all’università del minnesota, tra le quali è compreso il caso più conosciuto e anche spesso citato per difendere l’importanza che le basi genetiche avrebbero sul comportamento, il caso dei gemelli jim. jim lewis e jim springer vennero separati 4 settimane dopo la nascita nel 1940, crebbero a 45 miglia di distanza nello stato dell’ohio, e furono riuniti nel 1979. lo studio di questi gemelli riuniti portò alle conclusioni che determinati fattori culturali all’interno della società sono importanti quanto i fattori familiari. i gemelli jim sono cresciuti nelle stessa zona e avevano gli stessi valori e le stesse influenze ambientali. questo dato dev’essere preso in considerazione nell’analisi del caso, tenendo debitamente conto dei fattori culturali che potevano influenzare gli studi stessi. complessivamente, gli studi sui gemelli, nonostante vengano altamente elogiati, mostrano un’estrema debolezza nel comprendere i reali significati di determinate coincidenze.
comunque, ciò non significa che le caratteristiche genetiche non abbiano una forte influenza sulle nostre vite. è molto importante considerare i reali tratti genetici e gli effetti che essi producono quando si interconnettono con la cultura della persona. anche se la maggioranza concorda con il fatto che i tratti fisici come il colore degli occhi, l’altezza e alcune allergie siano genetiche, molti non prendono in considerazione le possibili conseguenze che questi attributi hanno nell’influenzare l’ambiente all’interno del quale la persona vive.
per esempio, supponiamo di avere due gemelli identici separati dalla nascita e ognuno di essi ha la predisposizione genetica a crescere oltre 182 cm entrambi possiedono un metabolismo rapido che li mantiene magri, e un sistema neurologico che fornisce un’acuta coordinazione occhio-mano. diciamo che vengono entrambi adottati da famiglie della clas- se media in luoghi periferici della città e crescono in quella che consideriamo una tradizionale scuola americana, che include attività sportive. dato che ciascun fratello è sviluppato in altezza e possiede un’ottima coordinazione motoria a livello genetico, avranno dei vantaggi in certi tipi di sport. poiché il basket ed il football sono i due sport più praticati in america, è molto probabile che praticheranno almeno uno dei due con un certo successo. data la loro buona costituzione ed altezza, potrebbero indirizzarsi verso il basket. se otterranno il supporto morale dai loro amici e dalla loro famiglia, forse entrambi diventeranno giocatori professionisti di basket.
questa attività di giocare a basket è genetica? non nel senso che alcuni genetisti comportamentali potrebbero suggerire. Il fatto è che la propensione a giocare a basket è derivata dai vantaggi fisici che sono genetici, insieme alla base delle tradizioni culturali dell’ambiente. non c’è evidenza che suggerisca che i geni in qualche modo creino il giocatore di basket. questo è simile agli studi genetici che dichiarano che stanno studiando i geni che portano a fumare o che rendono una persona repubblicana... è abbastanza assurdo. le vere basi genetiche rilevanti qui sono fisiologiche, non comportamentali. i processi neurochimici sono un altro esempio di influenza della fisiologia sul comportamento. è stato dimostrato che la serotonina, per esempio, può essere associata al cosiddetto comportamento “antisociale". apparentemente, bassi livelli di serotonina possono portare a impulsività e aggressività.
se quel che abbiamo detto è vero, le sostanze neurotrasmettitrici dettano i comportamenti personali in maniera specifica. come altri tratti fisiologici, esse sono coinvolte nel conferire certe propensioni. mentre esiste certamente una base genetica per questi neurotrasmettitori, che può entrare in relazione con l’eredità familiare e predisporre certi individui ai cosiddetti "disordini della personalità", che dipendono da alcuni squilibri chimici, l’assumere il comportamento sia influenzato dalla neurochimica non specifica come queste propensioni chimiche si manifesteranno. in altre parole il comportamento che potrebbe risultare dall’interazione di queste sostanze chimiche può solo essere estremamente generalizzato. si potrebbe dire che una persona con un determinato squilibrio propenda ad essere in collera piu` facilmente della media della popolazione. anche se questo ci fornisce qualche informazione utile, non ci dice nulla su come questo comportamento si manifester`a nella realtà. è l’ambiente a determinare un comportamento e la possibilità stessa che si manifesti.
non esistono evidenze scientifiche che sostengano l’idea che i nostri comportamenti siano strettamente definiti dai nostri geni. quei comportamenti che la gente spesso attribuisce all'istinto o alla natura umana possono essere ricondotti quasi sempre ad influenze ambientali. la nozione della natura umana è largamente mitologica. l’idea che l’essere umano sia intrinsecamente “buono” o “cattivo” deriva da primitive nozioni religiose. la ricerca fatta per trovare il “gene” o qualcosa di simile che sia causa di un particolare comportamento è essenzialmente una manifestazione di superstizione. e come dire che una persona è “posseduta da demoni” che controllano il suo comportamento.
per esempio, supponiamo di avere due gemelli identici separati dalla nascita e ognuno di essi ha la predisposizione genetica a crescere oltre 182 cm entrambi possiedono un metabolismo rapido che li mantiene magri, e un sistema neurologico che fornisce un’acuta coordinazione occhio-mano. diciamo che vengono entrambi adottati da famiglie della clas- se media in luoghi periferici della città e crescono in quella che consideriamo una tradizionale scuola americana, che include attività sportive. dato che ciascun fratello è sviluppato in altezza e possiede un’ottima coordinazione motoria a livello genetico, avranno dei vantaggi in certi tipi di sport. poiché il basket ed il football sono i due sport più praticati in america, è molto probabile che praticheranno almeno uno dei due con un certo successo. data la loro buona costituzione ed altezza, potrebbero indirizzarsi verso il basket. se otterranno il supporto morale dai loro amici e dalla loro famiglia, forse entrambi diventeranno giocatori professionisti di basket.
questa attività di giocare a basket è genetica? non nel senso che alcuni genetisti comportamentali potrebbero suggerire. Il fatto è che la propensione a giocare a basket è derivata dai vantaggi fisici che sono genetici, insieme alla base delle tradizioni culturali dell’ambiente. non c’è evidenza che suggerisca che i geni in qualche modo creino il giocatore di basket. questo è simile agli studi genetici che dichiarano che stanno studiando i geni che portano a fumare o che rendono una persona repubblicana... è abbastanza assurdo. le vere basi genetiche rilevanti qui sono fisiologiche, non comportamentali. i processi neurochimici sono un altro esempio di influenza della fisiologia sul comportamento. è stato dimostrato che la serotonina, per esempio, può essere associata al cosiddetto comportamento “antisociale". apparentemente, bassi livelli di serotonina possono portare a impulsività e aggressività.
se quel che abbiamo detto è vero, le sostanze neurotrasmettitrici dettano i comportamenti personali in maniera specifica. come altri tratti fisiologici, esse sono coinvolte nel conferire certe propensioni. mentre esiste certamente una base genetica per questi neurotrasmettitori, che può entrare in relazione con l’eredità familiare e predisporre certi individui ai cosiddetti "disordini della personalità", che dipendono da alcuni squilibri chimici, l’assumere il comportamento sia influenzato dalla neurochimica non specifica come queste propensioni chimiche si manifesteranno. in altre parole il comportamento che potrebbe risultare dall’interazione di queste sostanze chimiche può solo essere estremamente generalizzato. si potrebbe dire che una persona con un determinato squilibrio propenda ad essere in collera piu` facilmente della media della popolazione. anche se questo ci fornisce qualche informazione utile, non ci dice nulla su come questo comportamento si manifester`a nella realtà. è l’ambiente a determinare un comportamento e la possibilità stessa che si manifesti.
non esistono evidenze scientifiche che sostengano l’idea che i nostri comportamenti siano strettamente definiti dai nostri geni. quei comportamenti che la gente spesso attribuisce all'istinto o alla natura umana possono essere ricondotti quasi sempre ad influenze ambientali. la nozione della natura umana è largamente mitologica. l’idea che l’essere umano sia intrinsecamente “buono” o “cattivo” deriva da primitive nozioni religiose. la ricerca fatta per trovare il “gene” o qualcosa di simile che sia causa di un particolare comportamento è essenzialmente una manifestazione di superstizione. e come dire che una persona è “posseduta da demoni” che controllano il suo comportamento.
il fatto è che mentre le sostanze neurochimiche e i tratti fisiologici definiscono la propensione a certe reazioni comportamentali e alle sue preferenze sociali, è l’ambiente che in definitiva crea i nostri valori e comportamenti. Non esiste una fissa, predeterminata “natura umana”. i nostri valori, metodi e azioni si sviluppano e derivano dalle nostre esperienze. come sopra riportato, lo studio merva-fowles, realizzato all’Università dello Utah negli anni ’90, ha trovato importanti connessioni tra la disoccupazione ed il crimine: le loro scoperte dimostrano che l’aumento dell’1% della disoccupazione determina:
• il 6,7% di aumento degli omicidi;
• il 6,7% di aumento degli omicidi;
• il 3,4% di aumento dei crimini violenti;
• il 2,4% di aumento dei crimini alla proprietà;
non solo, è stato anche osservato che coloro che sono stati licenzia ti recentemente hanno mostrato una particolare vulnerabilità ai disturbi ed alle malattie. dai loro risultati si evince che l’aumento del 1% della disoccupazione ha determinato inoltre: il 5,6% di aumento delle morti causate da attacchi di cuore e il 3,1% di aumento delle morti per ictus.
sulla base dei tassi di disoccupazione del periodo 1990-1992, questo ha significato 35.307 morti per attacco di cuore in più e 2771 morti per ictus in più. è stato accertato che questi disoccupati avevano anche una più alta tendenza a sviluppare livelli di stress più gravi, alcolismo, fumo di sigarette, depressione e tendevano a seguire una dieta meno sana.
non solo, è stato anche osservato che coloro che sono stati licenzia ti recentemente hanno mostrato una particolare vulnerabilità ai disturbi ed alle malattie. dai loro risultati si evince che l’aumento del 1% della disoccupazione ha determinato inoltre: il 5,6% di aumento delle morti causate da attacchi di cuore e il 3,1% di aumento delle morti per ictus.
sulla base dei tassi di disoccupazione del periodo 1990-1992, questo ha significato 35.307 morti per attacco di cuore in più e 2771 morti per ictus in più. è stato accertato che questi disoccupati avevano anche una più alta tendenza a sviluppare livelli di stress più gravi, alcolismo, fumo di sigarette, depressione e tendevano a seguire una dieta meno sana.
questi studi dimostrano come sofferenza ed aggressività possano essere il risultato della depravazioni presenti nell’ambiente, e quanto l’ambiente sia determinante nel modellare i nostri comportamenti ed i nostri valori. se le persone hanno bisogno di sopravvivere, faranno ciò che devono fare a questo scopo. questo fa di loro dei criminali? non necessariamente.
la conclusione è che il nostro comportamento si basa fondamentalmente sull’interazione tra ciò che abbiamo appreso e le pressioni biosociali che dobbiamo gestire per sopravvivere. la nostra struttura genetica da sola non ci dice molto su come funzioneremo in una determinata realtà. è ciò che apprendiamo e ciò a cui siamo abituati, che creerà il nostro comportamento.
un uomo che viene insultato, e che prende una pistola e spara a qualcuno ha dovuto apprendere, ad un certo punto della sua vita, cosa sia una pistola, come premere il grilletto, e, soprattutto, ciò che lui debba considerare come un “insulto”.
la conclusione è che il nostro comportamento si basa fondamentalmente sull’interazione tra ciò che abbiamo appreso e le pressioni biosociali che dobbiamo gestire per sopravvivere. la nostra struttura genetica da sola non ci dice molto su come funzioneremo in una determinata realtà. è ciò che apprendiamo e ciò a cui siamo abituati, che creerà il nostro comportamento.
un uomo che viene insultato, e che prende una pistola e spara a qualcuno ha dovuto apprendere, ad un certo punto della sua vita, cosa sia una pistola, come premere il grilletto, e, soprattutto, ciò che lui debba considerare come un “insulto”.
ogni parola su questa pagina è stata, in qualche modo, appresa dal suo autore. ogni concetto è un accumulo collettivo d’esperienza. Non v’è nulla di ciò che pensiamo che non ci sia stato presentato in qualche forma dall’ambiente. una persona nata in una particolare cultura assorbirà i valori, le tradizioni e gli attuali comportamenti di quella cultura. un bambino cinese, preso alla nascita e cresciuto in una famiglia inglese svilupperà in sé il linguaggio, il dialetto, i modi di fare, le tradizioni e l’accento della cultura inglese.
nella società d’oggi, la condizione fondamentale che genera comportamenti violenti deriva dal sistema monetario. il sistema monetario perpetua la corruzione, la scarsità e l’insufficienza. la cosiddetto decenza non può esistere in un mondo di competizione, squilibrio del benessere, povertà e deprivazione. il comportamento dispotico che vediamo oggi nel mondo non è il risultato intrinseco di forze genetiche. è essenzialmente il risultato di anni di condizionamento basato su scarsità e competizione.
gerarchia, avidità, competizione e prepotenza ne sono le manifestazioni sociali.
nella società d’oggi, la condizione fondamentale che genera comportamenti violenti deriva dal sistema monetario. il sistema monetario perpetua la corruzione, la scarsità e l’insufficienza. la cosiddetto decenza non può esistere in un mondo di competizione, squilibrio del benessere, povertà e deprivazione. il comportamento dispotico che vediamo oggi nel mondo non è il risultato intrinseco di forze genetiche. è essenzialmente il risultato di anni di condizionamento basato su scarsità e competizione.
gerarchia, avidità, competizione e prepotenza ne sono le manifestazioni sociali.
è proprio quello che penso! illuminante..
RispondiEliminaInteressante è anche questo riferimento al mondo animale. Se lo si osserva si nota solitamente gerarchia sociale e dominanza del più brutale. Molti pensano che sia l’istinto che guida questi animali a certi comportamenti e che gli uomini condividano lo stesso istinto naturale. Sebbene ciò possa sembrare naturale all’osservatore, non si devono dimenticare le condizioni di scarsità delle risorse che esistono nel regno animale. Se non ce n’è abbastanza per tutti, l’animale più aggressivo salirà in cima al gerarchia riproduttiva beneficiando di una certa abbondanza di risorse, mentre gli altri si contenderanno ciò che rimane in una maniera che apparirà avida.
RispondiEliminaRobert Sapolsky, professore di neurologia e di scienze neurologiche alll’università di Stanford, ha passato trent’anni studiando personalmente un branco di babbuini nell’Africa orientale. Questo branco mostrava gli stessi modelli di gerarchia sociale, competizione e dominanza degli esseri umani d’oggi.
A circa 10 anni dall’inizio degli studi successe qualcosa d’interessante. Il branco fu esposto accidentalmente ad una malattia che uccise il maschio Alfa (il capobranco), lasciando i maschi subordinati soli con le femmine. Quest’evento alterò profondamente la natura sociale del branco. Nessuno dei babbuini rimanenti ricoprì la posizione dominante disponibile. La gerarchia virtualmente si interruppe ed il comportamento aggressivo si abbassò drasticamente. Questo stato di cose si mantenne per i successivi 20 anni. Persino quando nuovi maschi adolescenti vennero ad unirsi al branco, ci vollero circa sei mesi affinchè il comportamento dei nuovi babbuini convergesse dai modelli tipicamente aggressivi ai nuovi comportamenti, equilibrati e non aggressivi, del branco.
Sebbene queste osservazioni lascino aperte molte domande, mostrano come il comportamento sia influenzato dalle condizioni ambientali. Non è possibile pensare che la nostra struttura sociale sia in certo senso bloccata in certe posizioni da una specie prigione definita “istinto” o “natura umana”. Anche se abbiamo “predisposizioni” a certi comportamenti come l’istinto di sopravvivenza, è comunque l’ambiente che genera il comportamento effettivamente manifestato.
Per dirla con le parole di Sir Michael Marmot, professore di epidemiologia, riguardo allo studio sui babbuini:
Direi che quello che abbiamo imparato. . . dallo studio dei primati non umani è che le condizioni nelle quali vive la gente...sono assolutamente essenziali per la loro salute. Penso che quello che stiamo cercando di creare sia una società migliore... come creare una società che abbia delle condizioni che permettano alla gente di prosperare, ed è in questa direzione che ci stiamo muovendo creare una società migliore che promuova il fiorire dell’umanità.
Il Dott. Sapolsky aggiunge:
Una delle cose che i babbuini ci insegnano è che se essi sono capaci di cambiare in una generazione quelli che si riteneva essere dei sistemi sociali ritenuti immutabili, “scolpiti nella pietra”...non abbiamo scusanti quando diciamo che certe cose sono inevitabili nei sistemi sociali umani.
Beh.. nascondersi dietro una definizione o qualche studio su coppie di gemelli arrivando alla conclusione sconvolgente che il comportamento non è legato al proprio patrimonio genetico non è una grande scoperta..
RispondiEliminaqui non si parla di comportamento ma di natura umana..
l'arido metodo scientifico basato sul determinismo è superato da tempo.
l'osservazione degli eventi e del loro verificarsi ci permette di poter dire con quale frequenza essi hanno più probabilità di esistere.
non ci vuole uno scienziato o un fisico quantistico per avere un'idea di cosa è la comunità degli esseri umani..
forse non si può dire con certezza se un determinato uomo è "buono o cattivo" ma con la semplice osservazione di dati macroscopici si può tranquillamente affermarlo per quanto riguarda l'intera popolazione:
AVIDITA'
Quello che segue è un elenco di 20 dati statistici che provano il continuo accentramento di ricchezza nelle mani dell’élite globale, lasciando la maggior parte del resto del mondo in povertà e miseria.
Secondo la UN Conference on Trade and Development (Conferenza dell’ONU su Commercio e Sviluppo), il numero di “paesi meno sviluppati” è raddoppiato negli ultimi 40 anni.
I “paesi meno sviluppati” hanno speso 9 miliardi di dollari per importazioni di alimenti nel 2002. Nel 2008 questa cifra è salita a 23 miliardi di dollari.
Il reddito medio pro-capite nei paesi più poveri dell’Africa è sceso a 1/4 negli ultimi 20 anni.
Bill Gates ha un patrimonio netto dell'ordine dei 50 miliardi di dollari. Ci sono circa 140 paesi al mondo che hanno un PIL annuo inferiore alla ricchezza di Bill Gates.
Uno studio del World Institute for Development Economics Research (Istituto Mondiale per la ricerca sull’economia dello sviluppo) evidenzia che la metà inferiore della popolazione mondiale detiene circa l’1% della ricchezza globale.
Circa 1 miliardo di persone nel mondo va a dormire affamato ogni notte.
Il 2% delle persone più ricche detiene più della metà di tutto il patrimonio immobiliare globale.
Si stima che più dell’80% della popolazione mondiale vive in paesi dove il divario fra ricchi e poveri è in continuo aumento.
Ogni 3,6 secondi qualcuno muore di fame, e 3/4 di essi sono bambini sotto i 5 anni.
Secondo Gallup, il 33% della popolazione mondiale dice di non avere abbastanza soldi per comprarsi da mangiare.
Mentre stai leggendo questo articolo, 2,6 miliardi di persone nel mondo stanno soffrendo per mancanza di servizi sanitari di base.
Secondo il più recente “Global Wealth Report” di Credit Suisse, lo 0,5% di persone più ricche controlla più del 35% della ricchezza mondiale.
Oltre 3 miliardi di persone, quasi la metà della popolazione mondiale, vive con meno di 2 dollari al giorno.
Il fondatore della CNN, Ted Turner, è il più grande proprietario terriero privato negli Stati Uniti. Oggi, Turner possiede circa 2 milioni di acri [più di 8.000 Km quadrati - NdT] di terra. Questa quantità è maggiore dell’area del Delaware e di Rhode Island messe assieme [come l’intera superficie dell’Abruzzo - NdT]. Turner peraltro invoca restrizioni governative per limitare a 2 o meno figli per coppia nell’ottica di un controllo della crescita demografica.
400 milioni di bambini nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile.
Circa il 28% dei bambini dei paesi in via di sviluppo sono considerati malnutriti o hanno una crescita ridotta a causa della malnutrizione.
Si stima che gli Stati Uniti detengano circa il 25% della ricchezza totale del mondo.
Si stima che l’intero continente africano possegga solo l’1% della ricchezza totale del mondo.
Nel 2008 circa 9 milioni di bambini sono morti prima di compiere i 5 anni. Circa 1/3 di tutte queste morti è dovuto direttamente o indirettamente a scarsità di cibo.
La famiglia di banchieri più famosa al mondo, i Rothschild, ha accumulato montagne di ricchezza mentre il resto del mondo è stato intrappolato nella povertà.
MALVAGITA'
RispondiEliminaAgosto 1945 - Hiroshima
Gli effetti e le conseguenze dell'esplosione non furono tutti subito chiari. Oltre alle macerie causate dalla forza d'urto dell'esplosione e dal fuoco divampato a causa del forte calore furono le radiazioni l'incognita principale.
A differenza delle altre bombe, quelle convenzionali, la bomba atomica emise grandi quantita' di radiazioni che portarono gravi danni. Penetrando profondamente nel corpo umano, queste danneggiavano cellule, alterarono il sangue, diminuirono la funzione di generazione del sangue, danneggiarono i polmoni, fegato e altri organi. I danni da radiazioni variavano considerabilmente a seconda della lontananza dall'ipocentro o dalla presenza di alti corpi di riparo. Le radiazioni iniziali emesse entro il primo minuto furono letali fino alla distanza di un chilometro. La maggiorparte delle persone in quell'area morirono in pochi giorni. Molti di coloro che sembravano rimasti indenni ebbero conseguenze di vario genere e morirono pochi giorni o mesi dopo.
L'esplosione lascio' radiazione residua nel suolo per un lungo periodo. Di conseguenza, molti di coloro che entrarono in citta' dopo l'esplosione alla ricerca di parenti o colleghi di lavoro, nonche' coloro che arrivarono per aiutare i superstiti, ebbero sintomi simili a quelli con esposizione diretta alle radiazioni. Molti di questi morirono.
Sintomi da radiazioni, onda d'urto e calore apparivano inesorabilmente subito dopo l'esplosione. Questi comprendevano, oltre alle lesioni esterne, vomito e perdita dell'appetito, insonnia, perdita dei capelli, vomito di sangue, sangue nelle urine, febbre, disordini mestruali, riduzione di leucociti e eritrociti. Non erano completamente nuove ma le lesioni esterne erano complesse e resistenza era debole a causa delle radiazioni e malnutrizione. Anche senza lesioni esterne, i sintomi da radiazioni sembravano essere fatali per molti. Disordini acuti scomparivano verso dicembre del 1945 e si pensava che gli effetti della bomba fossero svaniti. Gli effetti delle radiazioni erano invece ben lontane dall'essere svanite.
Dopo l'esplosione feroci fiamme e turbolenze apparivano mentre la conflagrazione passava per la citta'.
Circa 20-30 minuti dopo l'esplosione pioggia comincio' a cadere nella parte nord-ovest della citta'. Nonostante il periodo estivo, la temperatura si abasso' notevolmente durante questi momenti. Le grossi gocce di pioggia contenevano fango e polvere tirata su durante l'esplosione nonche' fuliggine provocata dalle fiamme. La "pioggia nera" era inoltre piena di radioattivita' causando la morte dei pesci nei fiumi. Molti di coloro che ne bevevano l'acqua finirono per avere problemi di diarrea per 3 mesi.
Gli effetti delle radiazioni andavano ben oltre cio' che poteva essere visto a occhio nudo subito dopo l'esplosione della bomba atomica. Conseguenze si susseguirono per decadi a venire e continuano a persistere ancora al giorno d'oggi.
All'inizio del 1946, le cicatrici di alcuni supersiti si innalzarono prendendo la forma di cordoncini chiamati cheloidi. Superstiti che al momento dell'esplosione si trovavano nell'utero naquero con microlissencefalia con le conseguenti limitazioni mentali e fisiche. Intorno al 1950, il numero di casi legati alla leucemia levitarono sostanzialmente.
A partire dal 1955 tiroide, cancro al seno e ai polmoni incrementarono. Ancora al giorno d'oggi spiegazioni sugli effetti delle radiazioni sono inadeguate.
Solo due esempi di evidenze empiriche (uno degli elementi del metodo scientifico)..
RispondiEliminaFormulazione di ipotesi a sostegno della "teoria"? Beh può essere interessante ricordare lo scetticismo di Albert Einstein sulla natura dell'uomo dopo i tragici eventi della II guerra mondiale, in particolare dopo l'olocausto nucleare..
dopo un'esperienza così drammatica, l essere umano avrebbe dovuto ripudiare qualsiasi nuova guerra e sopraffazione.
Purtroppo, grazie alla naturale sequenza degli eventi accaduti ed OSSERVATI precedentemente, si è potuto, con ragionevole certezza prevedere che dopo il 1945, conflitti tra gli uomini di QUESTO PIANETA si sarebbero succeduti con sciagurata frequenza..
Così è stato.. Osservazione.. Formulazione dell ipotesi.. Verifica..
forse i 696 gemelli non si mettevano le dita nel naso o preferivano il gusto di gelato al puffo come i loro fratelli omozigoti ma di certo la loro potenziale natura li accomunava senza orma di dubbio..
A proposito di Hobbes..
Nella prospettiva antropologica hobbesiana, nello stato di natura l’uomo viene rappresentato come naturalmente “cattivo”: «L’uomo, di quanto le spade e gli schioppi, armi degli uomini, superano le armi dei bruti, corna, denti, aculei, di tanto, famelico anche della fama futura, supera in rapacità ed in crudeltà i lupi, gli orsi e i serpenti, che non sono rapaci al di là della fame e non incrudeliscono se non quando sono provocati». L’affermazione della naturale cattiveria umana può avere vari significati: essa può essere intesa come corruzione e avere così valore morale, oppure può apparire come umana debolezza e impotenza, o può riferirsi all’irrazionalità e all’istintualità intesa come pericolosità. La cattiveria può infatti essere corruzione morale, ma può anche essere debolezza animale o pericolosità naturale, cioè cattiveria “innocente”. Agli occhi di Hobbes, l’uomo è cattivo per natura, ma in questo caso cattiveria indica solo l’egoismo naturale e la pericolosità, non la corruzione morale, né il peccato.
Concluderei con una frase del Mahatma Gandhi:
“La Terra ha abbastanza risorse per le necessità dell’uomo, non per la sua avidità”.
massi
Su questo cammino ti sei perso perchè non era il tuo. Hai preso vie e viali di altri viaggiatori vedendoli frequentati, credendo di conoscerli.
RispondiEliminaINNALZATI SOPRA il TEMPO e lo SPAZIO, LASCIA IL MONDO e SII TE STESSO UN MONDO PER TE.
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